Oggi 29 luglio si terrà un nuovo incontro tra Governo e sindacati per continuare il lavoro che porterà una piccola riforma del sistema previdenziale italiano. Piccola riforma dicevamo, perché non si tratta di una rivoluzione della previdenza italiana, ma dell’inserimento in essa di alcuni interventi molto importanti per i lavoratori ed in particolare per alcune categorie di essi. Le speranze di una cancellazione definitiva della Legge Fornero sono ormai tramontate perché le norme previste dall’allora Ministro del Governo Monti resteranno, con tutti i loro inasprimenti per i pensionati, attive.

Si cerca quindi di cercare di trovare scappatoie, scorciatoie e sconti ai pesanti requisiti pensionistici che la Fornero ha lasciato in eredità ai lavoratori.

Ape in dirittura di arrivo

L’incontro di oggi sarà probabilmente decisivo per alcuni puntigià discussi nelle precedenti riunioni. Pare che l’incontro odierno sarà politico più che tecnico, perché si dovrebbe affrontare il tema Pensioni più dal punto di vista finanziario e dei conti pubblici che dal punto di vista tecnico. Infatti ci sono delle misure che ormai appaiono già pronte e che aspettano solo l’ok dei ragionieri dello stato che devono stabilire che cifre stanziare in manovra finanziaria. L’APE ormai è bella e pronta e rappresenterà l’assoluta novità del sistema previdenziale.

Pensione erogata in anticipo, con un massimo di 3 anni rispetto ai 66 e 7 mesi previsti oggi per la pensione di vecchiaia. Pensione si, ma in prestito, erogata dall’Inps ma finanziata dalle banche. In definitiva, pensione in anticipo prestata ai lavoratori che si trovano a 3 anni dal raggiungimento dei requisiti anagrafici.

Pensione quindi che una volta raggiunti proprio questi requisiti di età, andrà restituita alle banche con trattenute mensili per 20 anni. Sull’APE dovrebbe essere facile anche stabilirne i costi poiché il grosso dovrebbe essere a carico dei pensionati. Si tratta di stabilire delle riduzioni di rata o delle esenzioni a soggetti in disagio sociale e reddituale, come i disoccupati di lunga data, gli invalidi e così via.

La spesa pubblica dovrebbe riguardare solo le eventuali agevolazioni concesse a questi soggetti.

Gli altri punti ormai dati per certi

Per i precoci,lavoratori che hanno iniziato a lavorare in tenera età e che si trovano con carriere contributive di 40 anni o giù di lì, la Fornero ha lasciato in dote la soglia di 42 anni e 10 mesi di contributi da raggiungere per la pensione anticipata. Significa che bisogna avere tutti quegli anni di versamenti per andare in pensione senza limiti di età con pesante inasprimento rispetto alle norme precedenti il Governo Monti che fissavano l’asticella a 40 anni. La quota 41 tanto auspicata dai lavoratori non sembra più nemmeno essere presa in considerazione dal Governo.

Per i precoci, ma oseremmo dire, per qualche precoce, ci sarà un bonus contributivo e basta. Infatti la misura che ormai ha preso piede definitivamente nel progetto riformatore dell’Esecutivo è quella di concedere un bonus del 50% per ogni anno di contributi versati prima della maggiore età, prima dei 18 anni. In parole povere, per un anno di contributi versati prima dei 18 anni, ai fini pensionistici verrà calcolato come un anno e mezzo. Aver lavorato tra i 14 ed i 18 anni in maniera ininterrotta significa poter far valere 6 anni di contributi anziché 4 e quindi uscire dal lavoro a 40 anni e 10 mesi anziché 42 e 10. Sembra certa anche la cancellazione delle ricostituzioni onerose per chi ha carriere discontinue, con versamenti in diverse casse previdenziali.

Per andare in pensione raggruppando tutti i contributi versati in più casse, non si pagherà più un centesimo, in modo tale da eliminare anche il fenomeno dei contributi silenti. Infine si allargherà la platea dei lavori ritenuti pesanti ed usuranti e che permettono di anticipare la pensione. Ancora dubbi accompagnano le minime, con l’idea di aiutarle estendendo la quattordicesima anche a pensioni da 1.000 euro.