L’incontro di venerdì scorso, l’ennesimo tra Governo e sindacati sul capitolo previdenziale, non ha dettonulla di nuovo dal punto di vista tecnico. Chi si aspettava di sentire quanto meno l’ammontare dello stanziamento da destinare alle Pensioni nella prossima Legge di Stabilità, sarà rimasto deluso, ma qualcosa di più è venuto fuori. Il Ministro del Lavoro Poletti ed il sottosegretario Nannicini, esponenti del Governo a cui Renzi ha dato mandato di trattare la questione previdenziale, hanno sottolineato cose importanti. L’ottimismo e la soddisfazione con cui i sindacati hanno chiuso questa prima parte di confronto poi, fanno ben sperare i lavoratori.

Ecco tutte le novità degli ultimi giorni sul tema pensionistico.

Non solo i 600 milioni per l’APE

La base di partenza della discussione è l’anticipo pensionistico o APE che per il Governo significa flessibilità in uscita. Secondo l’Esecutivo,con circa600 milioni di euro, l’APE potrebbe essere finanziata. La pensione ottenuta in prestito dalle banche, per chi si trova a 3 anni dai requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, sembra una misura già pronta. Le cifre di cui parlavamo servono per finanziare la parte di debito contratto dai futuri pensionati che sarà a carico dello Stato. Infatti, l’APE prevede la pensione erogata in prestito, che poi deve essere restituito dai pensionati in rate mensili per la durata di 20 anni.

Il Governo ha in mente di rendere meno pesante la rate per i pensionati che provengono da situazioni di disagio reddituale e familiare. Si pensa in pratica ad alleggerire la rata di debito per i disoccupati di lunga data, per chi ha famiglie numerose a carico o con soggetti invalidi al loro interno. Una sorta di APE light con detrazioni fiscali concesse ai pensionati che permetterebbero di ridurre o azzerare la rata di prestito che in pratica è un taglio di pensione che questi soggetti riceveranno a partire dai 66 anni e 7 mesi di età e fino alla soglia degli 87 anni.

Per Poletti però, il Governo non si fermerà ai 600 milioni da destinare alla pensione di vecchiaia anticipata, ma le cifre saranno ben maggiori.

Avevano ragione i sindacati

Per le tre grandi sigle sindacali (CGIL, CISL e UIL)soggetti che hanno voce in capitolo nel tavolo della trattativa, servirebbero 2,5 miliardi di euro per coprire gran parte delle problematiche previdenziali.

L’APE come dicevamo riguarda la pensione di vecchiaia, quella che la Fornero eroga a partire dai 66 anni e 7 mesi di età. Gli interventi più importanti sono per i precoci, i lavori usuranti, le pensioni minime e le ricongiunzioni. Ricapitolando, soggetti da aiutare sono chi ha iniziato a lavorare già a 14 anni, chi fa lavori pesanti, chi ha pensioni misere e chi ha versamenti contributivi sparsi in diverse casse previdenziali. Le soluzioni su cui si lavora sono ormai risapute e possono piacere o meno, ormai sembrano le uniche possibili. Ai precoci non sarà concessa la quota 41 tanto auspicata, ma saranno valutati per 1,5 volte i contributi versati prima di diventare maggiorenni. Sicuramente non coprirà tutti i precoci, ma per molti, si scenderebbe anche sotto i 41 anni di contributi in termini di requisiti pensionistici.

La platea dei lavori considerati usuranti si amplierà, probabilmente inserendo dentro soggetti come gli edili. A questi verrà concesso l’anticipo pensionistico proprio perché impossibile tenerli al lavoro fino a quasi 67 anni. Per chi si trova con carriere lavorative discontinue e dislocate in vari settori, la ricongiunzione dei contributi nella cassa previdenziale che si occuperà di erogare la pensione, saranno resi gratuiti. Se le cifre rispecchieranno quelle che i sindacati prevedevano fossero necessarie, probabile anche l’estensione sopra i 1.000 euro della no tax area, cioè dell’esenzione Irpef per pensioni fino a 13mila euro annue ed il conseguente allargamento dei beneficiari della quattordicesima che dalle pensioni fino a 750 euro previste oggi, passerà a tutte quelle fino a 1.000 euro.