La Corte dei Conti ha emanato un documento, la cosiddetta 'Relazione 2016' che analizza il costo del lavoro pubblico: secondo l'analisi del settore scuola, negli anni compresi tra il 2008 e il 2014, il numero di docenti è sceso del 9% e quello dei dirigenti scolastici del 30% mediante accorpamenti. Ma non è tutto: si è risparmiato sugli stipendi, bloccando di fatto gli scatti di anzianità (recuperati successivamente mediante l'utilizzazione del fondo di miglioramento dell'offerta formativa), congelando il rinnovo del contratto e bloccando gli adeguamenti stipendiali al costo reale della vita.

Si tratta di un quadro a tinte fosche che è stato diffuso da un lungo comunicato dell'Anief, che sottolinea quale sia stato il vero significato di tutte le ultime riforme della Scuola, tagliare invece di investire: anche semplicemente il dato sui tagli alle cattedre darebbe la cifra di quale sia stata la linea per quanto riguarda l'istruzione pubblica. L'attacco dell'Anief, dunque, risulta essere diretto alla politica e al legislatore.

I dati della Corte dei Conti sui tagli alla scuola

Entrando maggiormente nello specifico e in maniera un po' schematica ecco quali sono stati i tagli all'istruzione pubblica secondo i dati del documento della Corte dei Conti:

  • tra il 2008 e il 2014 sono state tagliate circa il 9% delle cattedre
  • tra il 2013 e il 2014, le retribuzioni al lordo dei docenti si sono ridotte dello 0,8% e un insegnante ha guadagnato mediamente poco più di 30mila euro lordi all'anno
  • dal 2008 al 2014, la spesa per le retribuzioni al lordo di tutto il personale della scuola è sceso addirittura del 16%, passando da circa 33 miliardi di euro a circa 28 miliardi – la motivazione sarebbe l'accorpamento degli istituti e l'aumento degli studenti per classe (le cosiddette 'classi-pollaio)
  • la retribuzione media del personale ATA, nello stesso periodo di tempo, è di circa 22mila euro lordi all'anno – cifra che, secondo l'Anief, rasenta il limite di povertà relativa

Marcello Pacifico dell'Anief è molto duro: si parla infatti di politiche che hanno distrutto la dignità degli insegnanti, perché non è possibile vivere nel 2016 con uno stipendio di appena 1280 euro al mese per giunta bloccato per i primi 10 anni.

Il rinnovo contrattuale è ancora al di là da venire e le ultime proposte vengono bollate come un trancio di pizza in più al mese: si tratterebbe, insomma di una violazione della Costituzione, laddove si afferma il diritto al compenso equo almeno in relazione all'aumento del costo della vita. Si sottolinea, infine, come i governi che si sono succeduti hanno tagliato su uno dei settori più importanti per la crescita di un paese. Per aggiornamenti dal mondo della scuola, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.