Se fino a due giorni fa sembrava che sul tema previdenziale ci fosse spazio per tutti, con Governo e sindacati che sembrava avessero trovato un punto di incontro, dei dati statistici relativi al PIL hanno demolito le poche certezze ed anche le molte speranze dei pensionati. La crescita del Prodotto Interno Lordo, che poi è il termometro ufficiale della crescita economica di uno Stato, non è positivo. Gli effetti di questo trend negativo si avranno, gioco forza nella prossima Legge di Stabilità, quando il Governo dovrà risolvere alcuni spinosi nodi, primo tra tutti quello previdenziale.

Servono soldi per i provvedimenti che sembrano necessari, soldi che purtroppo non ci sono. Non bastassero le statistiche, anche da alcuni esponenti di spicco del Governo, tra i quali il Viceministro Zanetti, le notizie per i pensionati sono tuttaltro che positive.

Sembrava fatta

Come dicevamo, le problematiche previdenziali sembravano sul punto di essere, se non proprio risolte, quanto meno tamponate nella prossima Legge di Stabilità. L’APE, cioè la pensione anticipata a partire dai 63 anni, che altro non è che un prestito ottenuto da una banca ed elargito ai pensionati mese per mese per poi essere restituito con interessi ed oneri accessori, copriva la necessità di flessibilità del mondo pensionistico.

Poi si era detto, in relazione ai precoci, che quota 41 costava troppo, che era improponibile per le casse dello Stato. Poi però si lavorava per il bonus del 50% da aggiungere ai contributi che diversi soggetti avevano versato quando erano minorenni. Non copriva tutta la platea dei precoci, ma era un primo passo, un segnale che a qualcuno serviva.

Poi si pensava ad estendere la platea dei lavori usuranti, per concedere un riposo anticipato a lavoratori impegnati in attività particolarmente pesanti, magari eliminando per loro l’inasprimento dei requisiti legato all’aumento dell’aspettativa di vita. Infine, le Pensioni minime, aumentando di importo le quattordicesime o concedendole a pensioni più alte.

Senza dimenticare la questione delle ricongiunzioni, oggi a pagamento che dovevano diventare a costo zero, evidente aiuto per chi aveva lavori saltuari e soprattutto carriere discontinue.

Zanetti chiude i giochi?

Nelle ultime settimane, quelle successive all’ultimo incontro Governo-sindacati, si dava per certo solo l’APE, mentre c’era attesa per l’appuntamento decisivo del 12 settembre quando sarebbe stato il Governo a presentare ai sindacati il pacchetto completo, con i relativi capitoli di spesa e gli stanziamenti. Le notizie del PIL hanno anticipato le dichiarazioni del Viceministro Zanetti, che ha palesemente dimostrato come il Governo abbia delle priorità diverse rispetto alle problematiche previdenziali.

Le priorità del Governo sono evitare l'aumento dell'Iva che scaturirebbe dalle clausole di salvaguardia, ridurre il costo del lavoro per favorire l’occupazione e rinnovare i contratti per i lavoratori pubblici. In parole povere, la crescita che si è nuovamente fermata, il cui campanello di allarme del PIL è stato subito recepito dal Ministero dell’Economia, di fatto ferma sul nascere qualsiasi intervento previdenziale.

Gli interventi infatti devono essere indirizzati sul far ripartire il paese e le pensioni, almeno da quanto si apprende dal n° 2 dell’Economia, potrebbero dover aspettare tempi migliori. Le risorse per le pensioni quindi saranno poche, forse esclusivamente per coprire la parte di APE che non potrà essere caricata ai pensionati meno abbienti, quelli con pensioni più basse.