Fin dalla nascita, il nuovo strumento contro la disoccupazione involontaria INPS, la naspi, ha fatto discutere. La nuova indennità che ha sostituito le precedenti Aspi e Requisiti Ridotti ha penalizzato ilavoratori, in primis quelli stagionali. Le evoluzioni costanti del mondo del lavoro, poi, hanno fatto il resto, condizionando e non poco la vita di molti lavoratori. Adesso che si entra nella fase più calda delle domande che, come sempre, in coincidenza con la chiusura delle strutture alberghiere e turistiche, hanno una notevole impennata, occorre fare chiarezza su cosa si troveranno di fronte i lavoratori.

Le correzioni del Jobs Act

L’argomento Naspi va di pari passo con la riforma del lavoro marcata Renzi, il famoso Jobs Act. Lo scorso 6 settembre sono stati approvati una serie di provvedimenti in un pacchetto correttivo proprio del Jobs Act.La lotta dei gruppi di lavoratori stagionali e dei sindacati ha avuto come premio l’estensione di un mese di durata del sussidio. Può sembrare poca cosa e sicuramente non vengono soddisfatte in pieno le richieste dei lavoratori, ma sembra un buon passo avanti. I requisiti di accesso al sussidio per disoccupati riguardano l’ultimo periodo di lavoro ed il quadriennio precedente. Sono necessarie 13 settimane di lavoro nei 48 mesi che precedono lo stato di disoccupazione e 30 giornate nei 12 mesi precedenti il licenziamento.

Il quadriennio precedente risulta importante anche per importi e durata perché la media delle retribuzioni nei 4 anni sarà la base su cui calcolare quanto prenderanno e per quanto tempo, i lavoratori.

Il 75% della media retributiva sarà l’importo della Naspi, mentre la durata sarà pari alla metà delle settimane lavorate nei 4 anni.

Questo a meno che i periodi di lavoro del quadriennio non abbiano già dato al lavoratore il diritto a percepire i vecchi sussidi. Gli stagionali in genere utilizzano la disoccupazione INPS ogni anno e per questo che ad essi verranno erogate di Naspi la metà delle settimane lavorate nell’ultimo periodo, cioè in questa stagione estiva.

Nessuno calcola l’evoluzione del mondo del lavoro

Non basta un mese in più concesso anche perché collegato a requisiti ancora più stringenti. Bisognerà avere svolto lavoro stagionale in 3 degli ultimi 4 anni secondo il principio della ricorrenza ed essere assunti in imprese che dichiaratamente sono nel settore turistico e termale. I legislatori hanno cercato di combattere il lavoro nero ed adeguare i sussidi per disoccupati ai contributi per lavoro versati. Con queste manovre però non si è tenuto conto che i lavoratori stagionali venivano penalizzati due volte. L’aumento dell’utilizzo dei voucher, per esempio, ha ridotto i periodi di lavoro stagionali. Spesso, al posto dell’assunzione prematura del lavoratore, lo stesso viene pagato con ibuoni che eliminano il periodo da essi coperto dal computo di quelli utili al sussidio.

Il risultato di queste novità è stato la riduzione della durata della stagione lavorativa estiva.Ecco che la richiesta dei lavoratori era quanto meno quella di coprire di Naspi un numero di settimane pari a quelle lavorate, come era in precedenza, quando a 6 mesi di lavoro (che oggi sono una chimera) corrispondevano 6 mesi di indennità. Inoltre si sono inaspriti gli adempimenti dei lavoratori che per presentare domanda all’INPS dovranno oltre che iscriversi al Collocamento, firmare il patto di servizio con l’adesione alle iniziative di formazione e di inclusione sociale che verranno predisposte da tutor appositamente creati. Anche il ricollocamento lavorativo è importante, ma in 2 mesi di sussidio e quindi di frequenza di corsi ed attività, sembra difficile realizzare l’obiettivo inclusione che sta alla base del Jobs Act.