Il Regno Unito starà pure uscendo dall'Unione Europea, ma per molti rimane ancora, insieme agli USA, la patria del liberismo verso cui si incamminò ai tempi della Thatcher, e quindi un punto di riferimento quando si tratta di mettere in discussione i diritti dei lavoratori in Italia come in Europa continentale.

Ma la decisione di un tribunale del Lavoro inglese contro Uber dimostra, invece, che dovremmo guardare al Regno Unito anche quando si tratta di ampliare gli strumenti dellademocrazia partecipativa, e non solo quando si parla di togliere diritti a tanti (i lavoratori) per darne di più a pochi (le aziende).

Oltre a Uber, mezzo milione di lavoratori coinvolti

Il "Guardian" riporta che una corte inglese ha deciso che gli autistidiUber non sono lavoratori autonomi e che, di conseguenza, gli deve essere pagato il salario minimo di sussistenza. La conseguenza, ora, è che gli oltre 40.000 autisti dell'azienda della Silicon Valley nel Regno Unito potrebbero richiedere tutte le tutele che spettano ai lavoratori dipendenti,e che fino ad oggi gli erano stati negati: ferie pagate e contributi a fini pensionistici, tanto per cominciare. Ovviamente Uber ha annunciato immediatamente che farà ricorso contro la decisione del tribunale londinese.

Intanto - prosegue il "Guardian" - questa decisione potrebbe riguardare quasi mezzo milione di lavoratori in tutta la Gran Bretagna, la cui classificazione da parte delle aziende come lavoratori autonomi sarebbe solo un espediente perrisparmiare, dando un'etichetta diversa ad un rapporto di lavoro che sarebbe in realtà più vicino a quello di undipendente.

La stima in mancati versamenti per l'erario è di circa315 milioni di sterline all'anno. Alla base della motivazione della sentenza c'è la retribuzione degli autisti, pari a5 sterline l'ora, ben al di sotto delle 7,20 sterline che sono il salario minimo sindacale.

La decisione colpisce prima di tutti il modello di business delle aziende della new economy,che mette in contatto i clienti con chi offre determinati servizi tramite una app e "si limita" a prendere una commissione sull'intermediazione.

Su queste basi, Uber ha raccolto finanziamenti che ne hanno proiettato il valore-teorico per ora - a 50 miliardi di dollari. Da oggi, come molti sostenevano da tempo, la validità di questa scelta è tutta da confermare.

Lavoro autonomo o lavoro dipendente? Un problema sociale

Il problema, come sappiamo, riguarda da vicino anche l'Italia.

Ci stiamo indirizzando sempre più verso una diminuzione dei posti di lavoro dipendenti, smantellando i diritti acquisiti dai lavoratori nelle battaglie sindacali del ventesimo secolo. Ma siamo sicuri che non si tratti piuttosto di un problema sociale, invece che di un problema di diritto? Il punto è: il boom dei lavoratori in proprio è una libera scelta, oppure una necessità che nasce dalla mancanza di opportuntà?

Se la poniamo in questi termini, francamente la risposta è ovvia: i posti di lavoro dipendente sono in netta diminuzione in tutto l'occidente, mettendo sempre più a rischio la stabilità sociale che garantivano. Nascondere il problema dietro laparvenza del lavoro autonomo che alla fine si concretizza in paghe da fame senza alcun diritto per un numero ormai importante di persone, è solo un modo per rinviare una questione che prima o poi andrà affrontata da un punto di vista sociale ed economico, e poi andrà formalizzata con il diritto, non il contrario.