Nella Legge di Bilancio che sta per essere approntata dall’Esecutivo, saranno previste nuove misure per le pensioni. SI tratterà di interventi che mireranno a consentire una uscita più flessibile dal mondo del lavoro. Saranno sconti e scivoli rispetto ai requisiti di uscita attuali che si affiancheranno a delle deroghe già attive e che probabilmente resteranno tali. Quasi tutti gli interventi, vecchi e nuovi, sono altamente penalizzanti per i lavoratori, ad esclusione di quelli disagiati, a tal punto che gli scettici parlano di manovra assistenziale più che previdenziale.

Ecco in sintesi come si potrà lasciare il lavoro in anticipo dal 2017.

La novità è l’APE

La Legge Fornero resta pienamente attiva perché quello che si farà nella Legge di Stabilità (o di Bilancio, come si chiamerà) non è una controriforma. APE, Quota 41 per i precoci, opzione donna e sconti per i lavori usuranti sono interventi a sostegno dell’uscita anticipata di particolari categorie di lavoratori. L’APE per esempio consentirà di lasciare il lavoro a partire dai 63 anni con 20 di contributi. Questo però, accettando un taglio di assegno del 5% per ogni anno di anticipo. Infatti la pensione sarà erogata in prestito da parte di una banca ed a questa i soldi andranno restituiti, con interessi ed oneri.

A 63 anni il lavoratore percepirà la pensione teoricamente spettante in base ai contributi fin lì versati, mentre una volta raggiunti i 66 anni e 7 mesi previsti per la vera pensione di vecchiaia, lo stesso lavoratore percepirà la pensione decurtata della rata di debito con la banca. Bisognerà quindi fare i conti con la tripla penalizzazione proveniente dal minor gettito di contributi versati (massimo 3 anni e 7 mesi in meno), della riduzione del coefficiente di calcolo dell’assegno per via dell’uscita in più giovane età ed infine della rata di prestito da restituire ogni mese e per 20 anni.

Per i bisognosi di aiuto, i disoccupati di lunga data, i disabili e quelli con disagi vari, la rata sarà pagata dallo Stato.

Precoci, donne ed usuranti

In pensione con quota 41 per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni, i precoci. Naturalmente non a tutti perché i costi di questa operazione, vista l’imponente platea dei precoci, sarebbero troppo alti.

Potranno beneficiare della pensione anticipata coloro che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni, anche non continuativi, a condizione che siano disoccupati, disabili o con gravi e particolari situazioni familiari. Se si troveranno con 41 anni di contributi versati già nel 2017, questi soggetti potranno andare in pensione senza penalità e senza limiti di età. Per le donne invece dovrebbe essere estesa l'opzione donna che consentirà a chi ha 35 anni di contributi e 57 anni e 3 mesi di età, di ottenere la pensione. Il monitoraggio della sperimentazione di opzione donna dello scorso anno infatti, presenta risparmi importanti. Non tutte le lavoratrici che avrebbero potuto optare per l’uscita anticipata hanno aderito ed i soldi risparmiati dovrebbero consentire l’estensione del provvedimento fino al 2018.

Il motivo di questo risultato al di sotto delle previsioni è sicuramente il sacrificio chiesto alle lavoratrici in termini di assegno. Utilizzare opzione donna porta a tagli di assegno vicini al 30%, quindi altamente penalizzante e poco appetibile. Per chi lavora in attività particolarmente pesanti, quindi usuranti, lo scivolo resta quello dei 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi purché la somma dei due requisiti dia quota 97,7. Dal 2017 per questa tipologia di lavoratori verranno cancellate le finestre mobili di 12 e 18 mesi che faceva decorrere la pensione dopo minimo un anno dal raggiungimento dei requisiti. Resta ancora in piedi la quota 96 per chi la ha raggiunta entro il 31/12/2012. Chi ha compito 60 o 61 anni di età ed ha raggiunto 35 o 36 anni di contributi a quella data, potrà lasciare il lavoro a 64 anni grazie ad una deroga lasciata in vita dalla riforma Fornero.