Un quadro per nulla rassicurante emerge dal recente rapporto Istat “I percorsi di studio e lavoro dei diplomati e laureati” in cui il noto istituto, indagando sulle condizioni lavorative di circa 36mila laureati nell’anno 2011 presenta uno scenario universitario e del mercato del lavoro che invita alla riflessione. In un periodo importante come questo, in cui i neodiplomati si confrontano con la difficile scelta del percorso universitario da intraprendere è quindi necessario prendere coscienza di quali sono le lauree utili a trovare lavoro e avere uno stipendio dignitoso, al contrario di quelle “inutili” (da un punto di vista squisitamente economico) che cioè, al di là di ogni considerazione puramente soggettiva, formativa, etc.

risultano essere fortemente penalizzate dal mercato del lavoro.

Quale facoltà scegliere?

Scegliere la facoltà universitaria è certamente un momento importante nella vita, e spesso si finisce giustamente con lo scegliere dei corsi che si percepiscono più affini e appassionanti, la cui crescita spirituale, caratteriale e come esseri umani risulta innegabile salvo poi, spesse volte, magari pentirsene quando ormai è troppo tardi. Tuttavia se da una parte è vero che la crescita come individui e cittadini è forse più importante che la carriera lavorativa è anche vero che in qualche modo bisogna pur sopravvivere. Il recente rapporto Istat si limita quindi a fotografare questo difficile quadro in cui districarsi in cui compaiono lauree “utili” e lauree “inutili” (se non addirittura dannose visto che il tempo è una risorsa scarsa e quindi preziosa), aggettivi che si riferiscono esclusivamente alla possibilità concreta di trovare lavoro e uno stipendio soddisfacente dopo gli studi.

Fermi restando coloro i quali magari hanno già messo in conto un’eventuale fuga all’estero, chi non vuole ritrovarsi senza lavoro o con un lavoro non inerente al proprio percorso di studi farebbe bene a considerare ad esempio il fatto che, sia per le lauree di I che di II livello, gli studi Letterari e Geo-biologici si presentano come quelle a più basso tasso di occupazione: il 61,7% e il 73,4% per le lauree di I livello del primo gruppo, 58,6% e 76,5% nel gruppo Geo-biologico.

Analogo è lo scenario per chi sceglie facoltà dei gruppi Psicologico e Giuridico, che registrano rispettivamente nei laureati di I e II livello dei tassi di occupazione del 54,4% e del 67,6%. Un altro dato interessante attiene invece alle percentuali di laureati che trovano impiego nel settore inerente ai propri studi: ai fini dell’assunzione la laurea di I livello si è rivelata utile solo nel 23,8% dei casi, quella di II livello nel 17,8%, percentuali che fanno balzare alla vista un evidente svantaggio delle lauree Letterarie e Politico-sociali.

Tra i corsi di studio più avvantaggiati (con maggiori tassi di occupazione e retribuzioni superiori alla media) si confermano essere Medicina e Ingegneria, ma anche i laureati di II livello provenienti da Difesa e sicurezza, mentre peggiora ulteriormente la situazione occupazionali dei diplomati. La morale della favola dunque è: avere ben chiaro il proprio obiettivo al momento della scelta degli studi, soprattutto se si vuole dare meno peso allo spirito e maggiore importanza al portafogli.