La Legge di Bilancio all’interno del cosiddetto pacchetto Pensioni ha istituito l’ottava salvaguardia per gli esodati. Si tratta dell’ennesima edizione di una scialuppa di salvataggio per soggetti gravemente penalizzati dalla Riforma Fornero del Governo Monti. Lavoratori che erano vicini a raggiungere i requisiti per la pensione che di colpo, si videro allontanare la data di uscita per via dell’impatto della Legge Fornero. Per questi, la salvaguardia consiste nel permettergli di andare in pensione con le regole antecedenti la riforma Fornero. In via del tutto eccezionale quindi, oltre 30mila lavoratori potranno beneficiare di questa possibilità nel 2017.

L’ottava salvaguardia

Grazie a questa misura quindi, per questi lavoratori si potrà tornare alle vecchie regole, sia per la pensione di vecchiaia che per la pensione di anzianità che la Legge Fornero ha abolito e sostituito con la pensione anticipata. Secondo le stime del Governo, complessivamente il numero dei lavoratori che potrebbe uscire grazie all’ottava salvaguardia è pari a 30.700 soggetti. Il numero è ipotetico perché deve essere il lavoratore a chiedere di essere ammesso al regime di salvaguardia presentando istanza entro il 2 marzo 2017, cioè nei canonici 60 giorni dall’entrata in vigore della misura che è prevista dal 1° gennaio. La pensione erogata attraverso questa misura non prevede penalizzazioni, ad esclusione del fatto che i contributi versati dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero, saranno calcolati con il metodo contributivo e quindi più penalizzante.

La misura in sintesi

L’ottava salvaguardia doveva essere l’ultima e definitiva, capace di chiudere una volta per tutte la vicenda degli esodati. Qualcosa tra il disegno di Legge originario e le proposte pervenute dalle opposizioni di Governo però è andato storto e pertanto la platea di beneficiari è stata ridotta rispetto a tutti quelli che necessitavano di un aiuto.

C’è chi già ipotizza la necessità di predisporne un’altra, il che la dice lunga sugli effetti drammatici della Legge Fornero che ancora oggi non è stata cambiata dalla Legge di Bilancio. Sono 5 le grandi categorie di lavoratori che potrebbero uscire con la quota 97,6 o con “solo” 40 anni di contributi. Si tratta di chi ha perso il lavoro a seguito o meno ad accordi con il datore di lavoro, in congedo per assistere familiari gravemente invalidi, in mobilità, autorizzati ai versamenti volontari o con contratti a scadenza.

Per chi era in mobilità, il termine in cui avrebbe maturato la pensione senza la Fornero è spostato avanti al 31 dicembre 2014 (era il 31 dicembre 2012). Per le altre categorie che rientrano nella salvaguardia, il diritto alla pensione con le regole antecedenti, deve essere maturato entro il 6 gennaio 2019. Per i lavoratori con contratti a tempo determinato, ad esclusione di stagionali ed agricoli che non rientrano nella salvaguardia, la decorrenza della pensione deve essere entro il 6 gennaio 2018. Ripetiamo che i requisiti da raggiungere sono quelli precedenti la Fornero, quindi per la vecchiaia si deve tenere conto di 65 anni e 7 mesi di età e non 66 e 7 come oggi. Per le donne lavoratrici del settore privato, la differenza si fa enorme, perché prima della Fornero era prevista l’uscita a 61 anni ed 1 mese per il 2016, 61 e 5 per il 2017 e 61 e 10 per il 2018.

Chiunque maturi questi requisiti e rientra tra le categorie prima citate potrà lasciare il lavoro già nel 2017. Discorso identico per la pensione di anzianità o anticipata come è stata ribattezzata oggi. Ai 42 anni e 10 mesi attuali, si contrappongono i 40 anni pieni delle regole ante-Governo Monti. In alternativa, il meccanismo quote, con 97,6 come quella prestabilita per la pensione di anzianità. Quindi 61 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi e con le frazioni di anno utili al calcolo della quota sia per il requisito anagrafico che contributivo.