Si chiama Marta Fana e di mestiere fa la ricercatrice a Parigi. Anche lei ieri, ascoltando gli insulti proferiti dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti contro i cosiddetti ‘cervelli in fuga’, ha avuto un sussulto e non ha potuto fare a meno di rispondere, di getto, con una lettera aperta pubblicata dal sito del settimanale L’Espresso. Le sue argomentazione ridicolizzano quello che dovrebbe essere un ministro della Repubblica il quale, travolto dalle polemiche, ha provato a fare una mezza marcia indietro (“mi sono espresso male”), ma con scarso successo.

La Fana accusa Poletti e il governo Renzi-Gentiloni di stare “decretando che la nostra generazione, quella precedente e le future siano i camerieri d’Europa, i babysitter dei turisti stranieri, quelli che dovranno un giorno farsi la guerra con gli immigrati che oggi fate lavorare a gratis”.

Le dichiarazioni di Poletti e la risposta di Fana

Il ministro della Lavoro - che pochi giorni fa era finito al centro di una bufera mediatica per aver ipotizzato il ricorso ad elezioni anticipate per evitare il referendum sul Jobs Act (guarda il video qui sotto) ieri è ricaduto nell’ennesima gaffe. “Bisogna correggere un’opinione - ha sparato - secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori: se ne vanno 100mila, restano 60 milioni, sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei pistola.

Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.

Giudizi che hanno scatenato un putiferio di reazioni. La più significativa è quella di Marta Fana, ricercatrice italiana il cui cervello è dovuto fuggire per forza a Parigi. “Caro Ministro Poletti - esordisce la Fana - le sue scuse mi imbarazzano tanto quanto le sue parole mi disgustano”.

La ragazza rimprovera l’ex boss della LegaCoop di aver sempre ‘dato i numeri’ sul mondo del lavoro. Lei ritiene di far parte di quella minoranza di “fortunati” che sono riusciti a scappare dall’Italia dove, da quando lui ricopre quel ruolo, sono stati venduti più di 265 milioni di voucher, una vera e propria forma di “sfruttamento”.

“Quelli che sono rimasti - continua la Fana - sono coloro che per colpa delle politiche del suo governo e di quelli precedenti si sono trovati in pochi anni da generazione 1000 euro al mese a generazione a 5000 euro l’anno”. Chi è rimasto è costretto a lavorare nei centri commerciali “con orari lunghissimi e salari da fame”, oppure fanno i facchini o vengono pagati in nero. Un’ingiustizia a cui il governo non pone rimedio nemmeno con il reddito di cittadinanza o con il diritto alla casa.

Il j’accuse della ricercatrice prosegue ricordando che, mentre vengono tagliati i fondi per scuola e cultura, viene imposto agli studenti di “andare a lavorare (gratis ndr) da McDonald e Zara”. Insomma, come si diceva prima, i giovani sono stati ridotti a fare i “camerieri d’Europa”.

Poletti offende tutti i giovani, emigrati e non, non offrendo nulla “se non la possibilità di essere sfruttati, di esser derisi, di essere presi in giro con 80 euro che magari l’anno prossimo dovranno restituire perché troppo poveri”. Secondo la Fana il governo non fa altro che “innescare e sostenere diseguaglianze su tutti i fronti: dalla scuola al lavoro, dalla casa alla cultura” con la scusa del “merito, un concetto classista”. La missiva si chiude con la ‘minaccia’ di cancellare il Jobs Act col referendum: “Costi quel che scosti noi questa partita ce la giochiamo fino all’ultimo respiro”.