Le Pensioni sono materia difficile da comprendere, soprattutto in Italia ed a maggior ragione in una fase come questa, di riforma. A vederla bene però, parlare di riforma è esercizio arduo perché di fatto, la Legge Fornero non viene intaccata nella sua struttura. Nel panorama previdenziale italiano però entrano in scena numerose novità. Ecco perché l’INPS, ha pensato bene di preparare e pubblicare schede illustrative che spiegano tutte le cose nuove con cui dovranno fare i conti gli italiani.

APE

L’APE è un reddito ponte per soggetti con una età di almeno 63 anni.

Parlare di pensione è azzardato, perché rispetto alla pensione, non ha tredicesima, non è reversibile, non è tassabile e non si adegua alla perequazione. Ai beneficiari che hanno almeno 20 anni di contributi versati, si eroga un prestito mensile di importo pari alla pensione che avrebbero maturato il giorno in cui presentano istanza di APE. Il prestito poi, va restituito compresi interessi e spese assicurative quando si raggiungerà la pensione di vecchiaia vera e propria, a 66 anni e 7 mesi con trattenute mensili sul rateo mensile di pensione. Nella versione assistenziale, ancora più distante da una pensione, l’APE non prevede a carico del beneficiario la restituzione del prestito, per il quale se ne occuperà lo Stato.

Bisogna però essere invalidi o con invalidi a carico (in ambedue le circostanze almeno il 74% di disabilità) o disoccupati che da tre mesi sono senza ammortizzatori. I contributi necessari per questi, sono 30 e non più 20 e addirittura salgono a 36 per la versione di APE sociale destinata a chi svolge attività gravose da almeno 6 anni consecutivi prima di presentare istanza.

Precoci, donne e usuranti

Per i precoci entra in scena quota 41, appannaggio di chi ha 41 anni di contributi di cui uno versato prima dei 19 anni di età. Le categorie a cui si applica questo anticipo di uscita dal lavoro (oggi la pensione anticipata si centra a 42 anni e 10 mesi di contributi) sono le stesse categorie che rientrano nell’APE sociale.

Opzione donna è stata prorogata estendendo l’uscita a 57 anni e 7 mesi di età, a chi li ha raggiunti entro il 31 luglio 2016. I 35 anni di contributi necessari però devono essere stati chiusi al 31 dicembre 2015. Per gli usuranti o notturni e la loro particolare pensione a 61 anni e 7 mesi, la novità riguarda sostanzialmente la decorrenza della pensione. Fino a fine 2016 infatti, il meccanismo delle finestre mobili spostava la pensione di 12 o 18 mesi da quando si raggiungevano i 35 anni di contributi e i 61 anni e 7 mesi previsti. La Legge di Bilancio ha abolito le finestre mobili e quindi la decorrenza partirà il giorno in cui si centrano i requisiti.

Stop penalizzazioni e cumulo

Altre novità previdenziali sono il cumulo gratuito per i lavoratori con carriere discontinue che dai tempi di Berlusconi Premier, erano costretti a pagare la ricongiunzione nella cassa previdenziale scelta per la quiescenza.

Da adesso, tutte le casse previdenziali verso cui il lavoratore ha versato contributi, concorreranno con il meccanismo del Pro-quota a pagare la pensione per la loro parte e con le loro regole e importi. Esclusi solo agenti e rappresentanti Enasarco e va ricordato che il cumulo può essere utilizzato solo per la pensione di vecchiaia o anticipata della Fornero e non per APE, Quota 41 ed altri scivoli in vigore. La nuova manovra finanziaria poi ha reso permanente lo stop alla penalizzazione a cui andavano incontro i lavoratori che accedevano alla anticipata prima dei 62 anni. Per chi andrà in pensione dopo il 31 dicembre 2017, stop al taglio del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 60 e dell’1% rispetto ai 62.