La Legge Fornero, che non piace a nessuno, odiata e contestata, resta pienamente in vigore con tutto il suo apparato normativo. Dalla manovra di Bilancio escono alcune novità molto importanti in materia previdenziale che però non sostituiscono le vecchie norme, ma ad esse si affiancano. Per il 2017, anche le classiche Pensioni di vecchiaia e anticipata, hanno al loro interno particolari norme che differenziano i requisiti necessari a seconda del lavoro svolto o del sesso del richiedente la pensione. Ecco tutto quello che c'è da sapere in materia previdenziale per il 2017.

Le donne e la scadenza del 31 dicembre 2017

La pensione di vecchiaia viene concessa dall'INPS, con 20 anni di contributi e 66 anni e 7 mesi di età. Questo per lavoratori dipendenti del settore privato si sesso maschile o tutti i lavoratori pubblici. Per le lavoratrici dipendenti del settore privato, l’età di uscita scende a 65 anni e 7 mesi. Per le lavoratrici autonome, come per esempio, artigiane e commercianti. sono necessari 66 anni ed un mese di età. Questi sono i requisiti per tutto il 2017, mentre dal 1° gennaio 2018, l’Italia si è adeguata alle regole Europee che non prevedono distinzioni di genere. Pertanto, dal 2018, anche le donne a prescindere dal lavoro svolto usciranno a 66 anni e 7 mesi di età.

Per molte lavoratrici sarà un duro colpo perché per chi si troverà a cavallo di questo cambiamento (le nate nella seconda metà del 1953 per esempio), la pensione si allontanerà di un anno. Sempre in relazione alle lavoratrici, resta fruibile opzione donna, la pensione contributiva a 57 anni e 7 mesi di età. L'età però deve essere centrata entro il 31 luglio 2016, mentre i 35 anni di contributi necessari devono essere stati completati entro il 31 dicembre 2015.

L’assegno sociale che viene erogato a persone singole o coniugate, con redditi rispettivamente sotto € 5.824,91 ed € 11.649,82 si centra a 65 anni e 7 mesi per uomini e donne senza limiti di contributi versati. Anche quì, in virtù di quanto stabilito dalla Legge Fornero, dal 2018 si sale a 66 anni e 7 mesi di età.

Pensione anticipata

La pensione di anzianità con 40 anni di contributi, dal 2012 è stata sostituita dalla pensione anticipata. Quest'ultima si può percepire con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) fino a tutto il 2018. Tra le altre cose bisogna dire che dei contributi necessari, ben 35 devono essere effettivi, cioè non devono essere figurativi come lo sono quelli del servizio militare, le maternità o i riscatti tanto per citarne qualcuno. La novità per il 2017 è che per coloro che raggiungono la pensione anticipata prima dei 62 anni di età, non ci saranno penalizzazioni di assegno come era previsto fino ad oggi. Restano valide le alternative previste da vecchie norme, come la deroga Amato, l’opzione Dini e le deroghe Fornero, tra le quali l’Isopensione, ma siamo nella zona limite con misure davvero difficili da centrare e poco fruibili.

Ma davvero le novità rientrano nella definizione “pensione”?

Nel 2017 entrano in scena APE e Quota 41, ma a leggere bene di cosa si tratta, parlare di pensione per queste due misure sembra azzardato. C’è l’APE volontario che è un reddito ponte offerto a persone che hanno almeno 63 anni ed almeno 20 di contributi, tramite prestito bancario che poi va restituito a partire dai 66 anni e 7 mesi di età. Per la versione agevolata invece, siamo nel settore dell’assistenzialismo perché l’APE sociale è fruibile, da disoccupati di lunga durata, invalidi (o con invalidi a carico) con almeno il 74% di disabilità e lavoratori impegnati in attività logoranti. I contributi necessari per costoro salgono a 30 per invalidi e disoccupati ed a 36 per i lavoratori a rischio logoramento prematuro.

La quota 41 che nasce come una pensione anticipata per chi ha un anno dei 41 necessari, versato prima dei 19 anni di età (i precoci), senza limiti di età, è fruibile anche in questo caso dai disagiati lavorativi e fisici a cui si applica l’Ape sociale.