Presso la sede del ministero del Lavoro di Via Veneto, domani 21 febbraio è previsto il tanto atteso incontro in materia previdenziale tra Governo e sindacati. L’incontro, che deve avviare la fase 2 della riforma previdenziale, avrà tra gli argomenti principali la presentazione dei decreti attuativi sulle novità introdotte dalla Legge di Stabilità. Proprio su questi punti l’attesa è segnalata come più forte da parte dei cittadini. APE e quota 41, le due misure che consentirebbero di lasciare il lavoro in maniera anticipata rispetto alle regole attuali e stabilite dalla Riforma Fornero di fine 2011, attendono i Decreti che le renderanno attive.

Anticipo pensionistico

Il 1° maggio è prevista l'entrata in vigore di APE e Quota 41, ma i decreti attuativi devono essere predisposti per il 2 marzo, cioè a 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra finanziaria e del suo pacchetto previdenziale. A poco più di una settimana da questa importante scadenza, numerosi punti sulle misure vanno ancora chiariti. Domani, il Governo è chiamato a dare spiegazioni sui requisiti di accesso e sui meccanismi delle misure. L’APE volontaria è quella più discutibile, con un anticipo massimo di 3 anni e 7 mesi rispetto ai 66 anni e 7 mesi previsti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. La pensione erogata in anticipo sarà un prestito bancario, con interessi e spese assicurative variabili in base agli anni di anticipo.

Il prestito verrà erogato mese per mese con una pensione, senza tredicesima e senza possibilità di essere passata al coniuge in caso di decesso del pensionato.

La restituzione partirà a 66 anni e 7 mesi con rata trattenuta sulla pensione futura. Questo a meno che non ci si trovi ad essere disoccupati che da 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi, invalidi o con invalidi a carico con almeno il 75% di disabilità accertata o alle prese con lavori pesanti.

In questo caso, la rata del prestito sarà coperta dallo Stato. I decreti attuativi serviranno per chiarire la portata degli interessi bancari sul prestito, quella delle spese assicurative per il caso premorienza ed anche le detrazioni fiscali che renderanno gratuita o quasi l’APE sociale per i disagiati. Il Governo domani dovrebbe chiarire tutti gli aspetti di una misura che appare positiva solo per i disagiati e per le banche/assicurazioni che troverebbero nuovi ed inaspettati clienti.

Vantaggi infine anche per lo Stato che per gli anni futuri si troverebbe ad erogare Pensioni più basse erodendo la spesa previdenziale annuale dell’INPS.

Precoci

Una nuova petizione on line avviata da gruppi e comunità di lavoratori precoci ha fatto capolino sul Web e sta riscuotendo nuovamente successo. Con il riferimento al DDL 857 di Damiano, questi lavoratori chiedono per l’ennesima volta al Governo di varare quota 41 per tutti. Si tratta di lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni e che sono tra i più vessati dalla riforma Fornero. Sono quelli che prima del Governo Monti, potevano lasciare il lavoro, indipendentemente dall’età, con 40 anni di contributi ed ai quali adesso servono 42 anni e 10 mesi.

La manovra di Bilancio ha lanciato una misura che si chiama proprio quota 41, ma con paletti e vincoli molto stringenti.

Basti pensare che per accedere alla pensione con 41 anni di contributi, bisogna essere disagiati come quelli a cui è destinata l’APE sociale citati nel paragrafo precedente. Inoltre, viene chiesta la continuità lavorativa negli ultimi 6 anni e la tipologia di contributi utili ai 41 necessari, non deve essere figurativa. A questo, va aggiunta l’impossibilità ad adoperare il cumulo gratuito di fresca creazione da parte del Governo che serve solo per i 20 anni di contributi necessari per la pensione di vecchiaia o per i 42 anni e 10 mesi per la anticipata Fornero. In definitiva, una misura che taglia fuori quelli con carriere discontinue e quelle alle prese con lavori temporanei e saltuari negli ultimi 6 anni, edili in prima fila.