Qualcuno potrebbe benissimo dire finalmente, perché in materia previdenziale, l’attesa per le misure e gli interventi previsti dall’ultima manovra finanziaria e la speranza per coloro che sono rimasti delusi dalle novità, resta elevata. Anche il Decreto Milleproroghe, con il suo maxi emendamento approvato al Senato, non ha riservato che briciole per i pensionati. Il Governo ha deciso soltanto di posticipare al 2018 l’eventuale recupero del differenziale negativo della perequazione, il famoso 0,1% che i pensionati dovrebbero restituire. Per il resto, su APE, Quota 41, precoci e così via, nemmeno un accenno.

Ecco perché martedì 21 febbraio, il nuovo incontro tra Governo e sindacati messo in agenda viene accompagnato da un clima di speranza. In questi giorni, il lancio della nuova petizione on line sul DDL 857 di Damiano, soprattutto per quanto riguarda quota 41 per tutti, appare fatto a posta per riportare al centro della discussione un provvedimento che rischiava di non essere nemmeno preso in considerazione nel nuovo incontro. Tempistica perfetta quindi, ma adesso bisogna capire come l’argomento possa essere sviluppato sul tavolo della trattativa, essendo non all’ordine del giorno.

L’incontro

Come dicevamo, dopo gli incontri di fine anno 2016, il 21 febbraio, si riprenderà la discussione tra Parti Sociali e Governo.

Ci si era lasciati all’APE ed a quota 41 per pochi e su queste misure a giorni dovrebbero partire i decreti attuativi che renderanno le misure effettive in ottica 1° maggio, quando la Legge di Bilancio ha fissato lo start delle novità. Al centro dell’incontro quindi restano le due novità previdenziali che tanto hanno fatto discutere.

I sindacati potrebbero cercare di far inserire in zona cesarini alcune correzioni come il passaggio da 36 a 35 anni di contributi necessari per APE agevolata e quota 41 per i lavoratori impegnati in attività gravose. Si può ipotizzare un tentativo di eliminare il paletto della continuità lavorativa negli ultimi 6 anni per rientrare nelle stesse misure, perché questo risulta essere un paletto che esclude molti lavoratori (edili in prima fila) dall’accesso alle uscite anticipate dal lavoro.

Per il resto, il Governo dovrebbe presentare ai sindacati la procedura operativa messa in piedi e che gli italiani dovranno utilizzare dal 1° maggio. Potrebbe essere una anticipazione dei decreti attuativi su cui si sta lavorando, con le percentuali di interessi e spese assicurative che il Governo ha intenzione di mettere a carico dei pensionati per l’APE volontaria. Su questo, si aspetta l’esito delle convenzioni che devono essere stipulate con banche e assicuratori, quindi con ABI e ANIA.

Fase 2 e lotta dei precoci

Salvo colpi a sorpresa e miracoli, APE e quota 41 resteranno identiche a come fuoriuscite dalla manovra finanziaria, per evidenti questioni di coperture ed esigenze di bilancio. La discussione verterà sicuramente sull’avvio di quella fase 2 che prevede la valutazione di interventi per i giovani, tra lavoro e future Pensioni.

Si tratta di stabilire criteri previdenziali per le future generazioni a rischio pensioni misere, per via delle odierne condizioni di lavoro e per la pensione che si sposta sempre di più su un sistema di calcolo contributivo. Nel frattempo, ecco una nuova petizione on line che richiama al DDL 857 del duo Damiano-Gnecchi. Si tratta della proposta di riforma previdenziale che da anni stagna in Parlamento e che prevede, tra le tante cose, la pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi. È una proposta di Legge che sta a cuore ai lavoratori precoci e che mira a rendere quota 41 fruibile per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani. Una quota 41 diversa da quella prevista in manovra e che risulta appannaggio di disoccupati, invalidi diretti o a carico e lavori logoranti. Una quota 41 evidentemente che non può bastare e non può essere accettata dai lavoratori.