Se qualcuno nutriva ancora una flebile speranza che con i decreti attuativi di ormai prossima pubblicazione in tema previdenziale si potesse ottenere qualcosa di diverso dall’APE e da Quota 41, possiamo dire che tutto è finito. In audizione presso la Commissione Lavoro del Senato, il Ministro Poletti, senza mezzi termini, ha confermato che quanto fatto in sede di Legge di Bilancio era l’unica via possibile per sistemare alcuni evidenti problemi previdenziali. Inoltre, dall’Europa non è arrivato nessun richiamo o monito a intervenire sul sistema pensionistico, perché quello messo a punto nella manovra è l’unico sostenibile.

Su Ape e quota 41 nessuna retromarcia o correttivo

Come riporta il noto quotidiano "il Sole24Ore", il Ministro Poletti ha confermato i tempi di avvio di APE e quota 41 per i precoci, cioè le due novità previdenziali che entreranno nel sistema. Presto arriveranno i decreti attuativi con tutte le notizie utili per poter sfruttare le due vie che di fatto consentono l’uscita anticipata dal lavoro. Le parole del Ministro sono a prova di interpretazione, perché abbastanza chiare e spengono sul nascere le speranze che nei decreti attuativi si potessero correggere alcuni punti sui due provvedimenti. In parole povere, l’APE resta così come nata in Legge di Bilancio, con il prestito bancario e assicurato, per chi ha almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi versati.

In attesa della conferma via decreto, possiamo dire che restano vive le linee generali che parlavano di interessi annui del 4,5% circa sul prestito e di una spesa assicurativa pari al 29% del capitale erogato sotto forma di pensione anticipata. Ridurre da 36 a 35 anni i contributi necessari per l’APE sociale destinata a maestre di asilo, edili e tutte le altre categorie di lavoratori impegnati in attività gravose, non sarà possibile.

Lo stesso vale per un importante correttivo chiesto anche dal Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, che spingeva per eliminare il paletto dei 6 anni di continuità lavorativa per l’accesso a quota 41 dei lavoratori precoci. In parole povere, si voleva liberare da questo vincolo, per molti insormontabile. L’esempio degli edili è lampante, perché nonostante abbiano un anno di contributi versati prima dei 19 anni e nonostante arrivino a 41 anni di versamenti totali, difficilmente possono vantare periodi di contribuzione continui negli ultimi 6 anni.

La crisi del settore e la tipologia particolare delle assunzioni in edilizia, che nascono con l’apertura di un cantiere e muoiono con la chiusura dello stesso, sono fattori che probabilmente non renderanno possibile l’accesso alla pensione anticipata per molti.

La fase 2 con i sindacati

Il Ministro, ribadendo la perfetta sostenibilità di ogni singola misura in materia previdenziale, si è mostrato molto tranquillo su tutta la linea. In pratica, qualsiasi cosa è stata fatta, non graverà sui conti pubblici e nemmeno sulla spesa previdenziale dell’INPS. In parole povere misure a costo sostenibile perché grosso modo, coperte dagli stessi pensionati. Nessuna controriforma di quella Fornero è in cantiere da parte del Governo.

L’unico discorso lasciato aperto dal Ministro è la seconda fase di discussione con i sindacati, che però verterà sulle Pensioni future dei giovani e non su interventi pensionistici immediati. Si tratta di valutare se inserire o meno la pensione di garanzia che le parti sociali vogliono creare. Si tratterebbe della soglia minima di pensione sotto la quale non si potrà scendere. Un modo per tutelare i giovani che oggi hanno difficoltà a trovare un lavoro o una occupazione stabile e che in un sistema contributivo, si troverebbero ad avere pensioni misere domani, per via della pochezza dei contributi versati.