La questione relativa al limite dei 36 mesi di servizio per le supplenze continua a tenere banco: come sappiamo, il governo sta predisponendo una fase transitoria al fine di facilitare l'accesso al ruolo per i docenti precari di seconda e di terza fascia di istituto (anche il Ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli ha sottolineato il punto in occasione della sua audizione presso le Commissioni Cultura di Camera e Senato).

Ultime news scuola, giovedì 23 febbraio 2017: supplenze, limite 36 mesi su posti vacanti e disponibili

E' importante precisare, comunque, che il limite dei 36 mesi sulle supplenze, così come indicato dalla legge 107/2015 nell'ormai famigerato comma 131, interesserà solamente i posti vacanti e disponibili.

Ecco perché è opportuno sottolineare come sarà, comunque, ancora possibile accedere ad alcune supplenze anche se il problema del docente, semmai, sarà quello di controllare se su quel determinato posto c'è un titolare oltre ad individuare la tipologia della cattedra che sta occupando: c'è il rischio, infatti, che le supplenze vengano attribuite erroneamente sino al 30 giugno, nonostante si tratti di cattedre vacanti e disponibili.

Precari scuola esclusi da assunzioni riforma Madia: perché?

Un altro interrogativo che si stanno ponendo i docenti riguarda alla metodologia di accertamento del servizio svolto dal supplente: come verrà certificato? Tempo fa si parlò della possibile implementazione di una speciale funzione SIDI ma, al momento, tutto tace dal Ministero dell'Istruzione.

Ricordiamo, comunque, che i 36 mesi di servizio, anche non continuativi, decorrono dal 1° settembre 2016: una precisazione quanto mai opportuna visti gli equivoci e le incomprensioni che serpeggiavano nei vari gruppi social.

Semmai ci sarebbe da chiedersi come mai negli altri comparti della Pubblica Amministrazione si procederà con l'assunzione di quei lavoratori che vantano più di tre anni di servizio (vedi riforma Pubblico Impiego a firma ministro Marianna Madia) mentre invece, da quanto sembra, la Scuola sarà esclusa da tale disposizione. Si tratterebbe di un assurdo paradosso, l'ennesima ingiustizia perpetrata nei confronti di tutti coloro che, da anni, contribuiscono a tenere in piedi la scuola pubblica italiana.