Lo Stato italiano spende all’incirca 7 miliardi di euro per le assenze dei dipendenti pubblici. E intanto gli scandali che coinvolgono i dipendenti pubblici continuano senza sosta. L’ultimo caso, è quello che ha coinvolto 18 impiegati dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza. A Rogliano, medici e dipendenti calabresi durante l’orario di lavoro si dedicavano a tutt’altro, dalla spesa supermercato al gioco con le slot machine. E naturalmente qualcuno strisciava i cartellini per tutti. I carabinieri hanno documentato ogni cosa e i 18 “lavoratori”, come segnala l’Ansa, sono stati colpiti da altrettante misure cautelari (4 sospensioni e 14 obblighi di presentazione).

Ma torniamo ai conti: dicevamo 7 miliardi di euro l’anno spesi tra malattie (4 miliardi) e permessi concessi dalla legge 104 (3 miliardi), che negli ultimi anni hanno fatto registrare un'impennata per l'assistenza ai congiunti bisognosi. Una cifra enorme: per avere un termine di paragone recente, basti pensare alla manovra correttiva che la Ue ha chiesto al governo per rimettere in linea i conti pubblici: 3,4 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano.

Statali: numeri impietosi

Ma da dove arrivano questi costi? E si tratta di costi corretti? A guardare i numeri sulle assenze, snocciolati anche da "La Stampa", emerge come i lavoratori del pubblico impiego siano davvero molto più “cagionevoli di salute” dei colleghi del settore privato: negli uffici pubblici si ammala il 55% del personale, mentre nelle aziende private va in malattia il 35%.

E sempre secondo la Cgia di Mestre, il rapporto nelle assenze che durano solo un giorno è più che doppio: sono il 27,1% nel pubblico impiego contro il 12,3% nel privato. In totale, nel 2015 i giorni di assenza complessivi (malattia, permessi e congedi) nel settore pubblico sono stati 19 contro i 13 dei lavoratori privati, il 46% in più.

Numeri che hanno portato Confindustria a stimare questa differenza a carico dello Stato in una voragine da 3,7 miliardi.

Statali: una riforma indispensabile

Ecco perché la partita che sta giocando in questi giorni il ministro della Funzione pubblica Marianna madia, con il decreto di riforma del testo unico sul pubblico impiego, è così importante.

E non solo per dare una mano a risanare le finanze dello Stato, visto che, per esempio, da verifiche più stringenti sugli abusi della legge 104 si potrebbero recuperare almeno 600 milioni l'anno. Con controlli più efficaci e più frequenti sulle malattie, grazie al nuovo polo unico dell’Inps, e sanzioni più severe fino al licenziamento, anche per chi abusa dei permessi e si comporta in modo illegittimo sul posto di lavoro, i dipendenti pubblici dovranno gioco forza cambiare marcia e mentalità. Perché comunque la si veda, è indubbio che questi oltre tre milioni di persone, che lavorano nella scuola, nella sanità, nella ricerca, nelle regioni, nei ministeri e negli enti locali, sono anelli fondamentali del nostro paese.

E devono tornare ad essere una risorsa trainante e non una zavorra. Di certo in tantissimi si comportano come si deve; e magari sono i primi a volere questi cambiamenti, che premieranno anche la produttività. Ma i numeri che abbiamo visto parlano da soli.