I voucher lavoro sono stati creati come forma di pagamento alternativo per tutte quelle attività occasionali e discontinue, e per le prestazioni di lavoro accessorie non riconducibili ai contratti tradizionali e, in base alla normativa, sarebbero stati erogati direttamente dall'Inps. Attraverso i Buoni Lavoro i committenti, cioè coloro che utilizzano i prestatori di lavoro accessorio quali famiglie, enti senza scopo di lucro, soggetti non imprenditori, imprese familiari, imprenditori agricoli, committenti pubblici e imprenditori di qualsiasi settore, potevano mettere in regola i lavoratori, garantendo ad essi la copertura assicurativa Inail.

Il soggetto che prestava lavoro accessorio, dal canto suo, tramite il voucher aveva diritto ad un compenso esente da ogni imposizione fiscale, che non andava ad intaccare il suo stato di disoccupazione o inoccupazione, risultando anche compatibile con i versamenti volontari, e cumulabile con i trattamenti pensionistici. Questi buoni lavoro, quindi, avrebbero dovuto semplificare la regolamentazione inerente i cosiddetti "lavori non tradizionali", ed essere un valido strumento per combattere la diffusione del lavoro nero.

La Commissione Lavoro della Camera ha decretato, insieme al Governo, l'abrogazione degli articoli 48, 49 e 50 del Jobs Act, adottando così una soluzione drastica e quantomai definitiva: relegare i voucher ai libri di storia, evitando anche il referendum proposto dalla Cgil.

Allo stesso tempo, però, è stato introdotto un periodo di transizione, che prevede l'utilizzo dei buoni lavoro fino al 31 dicembre 2017, al fine di permettere a tutti coloro che hanno già acquistato i voucher di poterne usufruire.

Quali erano i problemi da risolvere?

I voucher, introdotti ad uso esclusivo per quelle attività lavorative che prevedono un rapporto diretto fra committente e dipendente, come nel caso del lavoro domestico, sono stati in realtà utilizzati senza alcun tipo di distinzione in tutti i settori produttivi - industria inclusa - trasformandosi da strumento per garantire la trasparenza nei rapporti di lavoro accessorio, ad un escamotage per aggirare la legislazione a vantaggio dei datori di lavoro, senza risolvere il problema del lavoro nero. Di conseguenza, sembra più appropriato parlare non solo di uso dei voucher, ma anche di "abuso" di essi.