Una delle misure più attese del pacchetto previdenziale che entra in azione nel 2017 è senza ombra di dubbio, opzione donna. Si tratta del famoso regime agevolato per la pensione delle lavoratrici di sesso femminile. L’Inps, di recente, ha emanato il messaggio 1182/2017 che spiega nel dettaglio, alcuni aspetti della misura. Ed i tempi per presentare le domande di pensione, in regime opzione donna, si allungano. Ecco le ultime notizie dell’Istituto e come vanno interpretate dal punto di vista delle lavoratrici che intendono sfruttare la misura.

La misura in sintesi

Il regime agevolato che si applica a determinate lavoratrici è una misura avviata in via sperimentale nel 2015 e che è entrata tra le novità della nuova Legge di Bilancio, solo per una sua estensione. Dopo mesi e mesi di lavoro e soprattutto, dopo le richieste dei comitati e dei gruppi social di lavoratrici, la nuova manovra finanziaria ha partorito l’estensione di opzione donna. Nel 2017 potranno presentare istanza le lavoratrici che hanno maturato 35 anni di contributi effettivi (senza quelli figurativi) entro il 31 dicembre 2015 e che allo stesso tempo hanno chiuso 57 anni e 7 mesi di età entro il 31 luglio 2016. Evidente l’adeguamento alla speranza di vita che ha innalzato di 4 mesi l’età utile, che nella prima versione di opzione donna (quella sperimentate lo scorso anno) era fissata a 57 anni e 3 mesi.

Resta in piedi il meccanismo della finestra mobile, con la decorrenza della pensione che parte 12 mesi dopo la maturazione di tutti i requisiti.

La cristallizzazione del diritto

Proprio la finestra utile alla pensione è uno degli aspetti centrali del nuovo messaggio INPS. L’interpretazione delle norme lasciava il dubbio circa la possibilità di presentare le domande dopo l’apertura della finestra.

L’istituto ha confermato che le lavoratrici potranno presentare domanda sempre, non necessariamente a 57 anni e 7 mesi di età. Questo perché la condizione necessaria è che si sia aperta la finestra utile alla domanda. In pratica, una lavoratrice che ha centrato i requisiti come previsti dalla norma, può presentare istanza anche a distanza di anni.

Naturalmente, va rispettata anche l’altra condizione necessaria all’accesso, cioè quella di aver cessato la propria attività di lavoro dipendente. In pratica, viene rimarcato il principio della cristallizzazione del diritto, cioè del fatto che un diritto maturato, non si perde negli anni successivi a quello in cui lo si matura. Un principio che vale per qualsiasi diritto alla pensione maturato da qualsiasi lavoratore.

Ammortizzate un po’ le penalizzazioni

Questo aspetto citato dall’INPS è molto importante e va nell’interesse delle lavoratrici. Va ricordato che uscire dal lavoro con opzione donna, presuppone l’accettazione di una pesante decurtazione di assegno per le lavoratrici. Questo perché le donne devono accettare il calcolo della pensione con il sistema contributivo ed in via esclusiva.

L’assegno calcolato con questo sistema, nonostante per alcune molti dei contributi ricadano nel sistema misto, riduce di molto gli importi della pensione. Questo, in aggiunta al fatto che uscire prima dal lavoro riduca il montante dei contributi versati e che il coefficiente di calcolo è meno favorevole quanto più giovani si esce dal mondo del lavoro. Il fatto che non si perda il diritto maturato e che le donne possano richiedere la pensione anche dopo i 57 anni e 7 mesi previsti, potrebbe aiutare qualcuna a detonare in gran parte la riduzione di assegni prevista.