Con l’approvazione del Senato, il Reddito di Inclusione diventa realtà. Si tratta di un aiuto a famiglie in difficoltà, soggetti che hanno perso il lavoro e sono fuori dal mercato per evidenti limiti di età e tutti i disagiati. La misura fa parte del pacchetto del DDL povertà, l’insieme di misure previste dal Governo a contrastare la sempre più dilagante povertà in Italia. Adesso, per completare l’iter, bisogna attendere i classici decreti attuativi, di norma entro 60 giorni dall’approvazione della Legge, ma si possono già ipotizzare molti dei requisiti necessari per rientrare nel REI.

E le polemiche sono già tante.

Requisiti delle famiglie

Lo scorso anno, il Governo ha istituito il SIA, il Sostegno all’inclusione attiva, misura di contrasto alla povertà che ha fatto da precursore del REI è che è in azione dallo scorso settembre. Il Reddito di Inclusione seguirà lo stesso meccanismo del SIA, sia come requisiti che come erogazione. Probabilmente, questa novità finirà nelle tasche degli italiani con versamenti su una specie di social card. Dal punto di vista degli importi, il SIA erogava 80 euro a persona inserita nel nucleo familiare indigente, con un massimo di 400 euro al mese per nuclei con 5 o più persone. L’idea che ha partorito il REI parla di importi massimi maggiori, fino a 480 euro.

Nel SIA erano tagliati fuori i singoli, cioè quelli a nucleo familiare mono-persona anche se over 55 e disoccupati. Nel REI invece, sarà possibile richiedere il sussidio anche da questi soggetti. Dal punto di vista reddituale, farà sempre fede l’ISEE e dovrebbe essere calmierato sotto i 3.000 euro, cioè la misura sarebbe erogata a famiglie, con indicatore al di sotto di questi importi ed in base ad altri parametri molto particolari.

Per gli stranieri invece, sarà necessario essere soggiornanti in Italia da almeno 5 anni e con regolari permessi. I soldi percepiti, se la linea del SIA sarà confermata, non saranno contanti da prelevare, ma bisognerà utilizzarli per fare la spesa nei negozi in convenzione o per pagare le bollette delle utenze. Inoltre, ai fruitori è chiesto di partecipare alle iniziative ed ai programmi di inclusione sociale che saranno messi in piedi dalle strutture autorizzate.

In pratica, la fruizione del sussidio sarà a tempo, fino a quando i progetti ed i percorsi di reinserimento avranno completato il loro corso.

Poca roba?

Scetticismo e critica sono già a livelli di allerta perché il Reddito di Inclusione, anche se positivo per la lotta alla povertà, lascerà molti soggetti fuori da qualsiasi tutela. I soldi, cioè 480 euro al mese, sembrano pochi per famiglie con ISEE sotto i 3.000 euro. Si tratta di una boccata di ossigeno che però è appannaggio di famiglie con molti componenti, oltre i 5 come lo era il SIA. Inoltre, l’estensione della misura a stranieri rischia di causare conflitti di razza ancora maggiori di quello che si sente ogni giorno sul razzismo. Mediamente, le famiglie straniere sono composte da più elementi di quelle italiane e le statistiche sulle nascite confermano questo trend.

Molti pensano che il REI diventerà strumento utile soprattutto a cittadini stranieri, fermo restando il fatto che per i singoli over 55, se le indiscrezioni venissero confermate, percepirebbero più o meno 80 euro al mese come REI. C’è poi la questione dell’ISEE, ma non dal punto di vista delle soglie utili a presentare istanza, quanto piuttosto, per quello che accadrà dopo. Infatti, le cifre percepite di REI, come quelle del SIA, dovrebbero rientrare tra i redditi della famiglia, almeno secondo le regole nella nuova ISEE nata nel 2015. Il Consiglio di Stato, confermando l’esclusione delle indennità per disabili dal reddito, ha ammesso che le altre indennità assistenziali concorreranno alla formazione dello stesso.

Ciò significa che soggetti con ISEE sotto i 3.000 euro, lo percepiranno oggi, ma per colpa di quanto percepito, saranno esclusi il prossimo anno. Una anomalia tutta italiana che i decreti di attuazione dovrebbero chiarire.