Il rinnovo del contratto con gli aumenti di stipendio promessi dal Governo sono ancora fermi, ma questa non è una novità perché i lavoratori se ne accorgono ogni volta che percepiscono lo stipendio. La vicenda del contratto dei lavoratori statali è diventata una specie di soap opera, con una sentenza della Corte Costituzionale da mettere in pratica e con il Governo che sembra fare melina sulla situazione. Ormai siamo arrivati all’ottavo anno di attesa per un rinnovo del contratto che la Legge e la Costituzione dicono sia doveroso. Anche se non lo dicono espressamente, la storia delle coperture e dei conti pubblici è sempre l’ostacolo più arduo da superare e che forse, manderà al 2018 qualsiasi ritocco di stipendio per i lavoratori.

Quali gli ostacoli?

Tutto è fermo all’intesa siglata da Governo e sindacati a fine 2016. Un accordo sulla base di 85 euro lordi a testa per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici a cui lo stipendio è stato congelato e su cui grava una sentenza della Consulta che bocciò il sacrificio imposto ai lavoratori dalla Legge Fornero. Sembra assurdo ma nonostante la sentenza dell'Alta Corte e una intesa di base con le parti sociali, ancora tutto è fermo. Sembrava che l’ostacolo fosse il completamento della riforma della PA, ma il Ministro Madia sembra aver terminato di portare a casa la tanto agognata riforma. L’ostacolo della riduzione dei comparti è stato superato, così come sta piano piano scomparendo il meccanismo della meritocrazia ad ogni costo messo in piedi da Brunetta e cestinato del tutto o quasi dalla Madia.

A vederla così, tutte le caselle del puzzle sembrano essere andate al loro posto, ma a peggiorare la situazione ci sono i vincoli di bilancio, i moniti dalla UE che spingono il Governo ad effettuare una specie di nuova manovra finanziaria nel Documento di Economia e Finanza di prossima uscita.

I conti non tornano

L’impegno di spesa, anche senza una data precisa e quindi a tempo indeterminato, per il rinnovo del contratto, rientra in uno scenario più ampio sul quale il Governo non può sorvolare.

Il Governo viene pressato dalla Unione Europea affinché si provveda ad una manovra correttiva di 3,4 miliardi di euro. La notizia del 10 marzo con la segnalazione da parte di Bruxelles è arrivata sotto la lente di ingrandimento dell’Esecutivo. Il tutto in vista del prossimo DEF e quindi tornano alla ribalta le clausole di salvaguardia sugli aumenti dell’IVA e delle accise se i conti dell’Italia continuino a non piacere ai vertici europei.

Nel calderone dei tagli alla spesa pubblica, non possono non rientrare le cifre stanziate per il rinnovo e ancora inutilizzate. Ecco perché oggi, appare ipotizzabile che si provvederà ad aumentare le cifre per il rinnovo del contratto nella manovra finanziaria di fine anno. Come dire che di aumento, nonostante il Governo abbia già incaricato una nuova agenzia, l’ARAN, per trattare con i sindacati, se ne riparlerà per il 2018.