Se vai al Lavoro in Bicicletta, ti spettano di diritto rimborsi economici. È quanto succede in alcuni Stati dell'Unione Europea che, per disincentivare il traffico veicolare, hanno introdotto precise tabelle di compensi per i rimborsi. Vengono chiamati rimborsi chilometrici e, oltre a garantire un piccolo guadagno in più per il lavoratore, abbattono l'inquinamento in città e facilitano l'esercizio fisico.

Rimborsi per chi va al lavoro in bicicletta

Il Belgio è il primo Paese in questa speciale classifica. Qui è piuttosto diffuso il ricorso alla bicicletta come mezzo di trasporto, al punto che la Ecf (European Cyclists' Federation) ha dichiarato che più di 400mila belgi utilizzano la bici per andare a lavoro, percependo anche i rimborsi chilometrici che si attestano intorno a 0,23 centesimi di euro per chilometro.

Dunque una percentuale altissima di lavoratori belgi utilizza questo mezzo sostenibile, con un dato che sfiora il 9% della forza lavoro complessiva.

Anche la Francia, nazione a noi molto affine come territorio, politica e società, sta puntando con forza su questo cambiamento: dal 2015 è entrata in vigore una legge che - riprendendo il modello belga - offre un incentivo e un rimborso ai lavoratori che utilizzano il mezzo a due ruote. Unico limite rispetto ai belgi è il tetto dei rimborsi annuo attestato a 200 euro.

Il vicino Lussemburgo, invece, non prevede buoni per i rimborsi chilometrici, ma concede la possibilità di detrarre fino a 300 euro dalle tasse per l'eventuale acquisto di una bicicletta nuova.

Tradizionale, a pedalata assistita o elettrica, la bici è diventata anche un mezzo aziendale nei bilanci delle imprese che lo possono fornire completamente esentasse ai propri dipendenti.

L'Italia ancora timida

Nello studio redatto dall'Ecf viene citata anche l'Italia, ancora troppo timida nell'invogliare all'utilizzo delle due ruote.

Città come Roma, Torino e Milano hanno ancora poche strutture in grado di invertire la rotta dall'uso dell'auto alla bicicletta. Un'ulteriore aggravante riguarda la politica nazionale che non può decidere su singole piste ciclabili nei comuni, ma è necessario l'intervento diretto di sindaco e giunta comunale.

Viene indicato il comune di Bari come esempio virtuoso, dove vengono distribuiti i "buoni mobilità" per i dipendenti pubblici o studenti che raggiungono le rispettive sedi di studio e lavoro sul mezzo a due ruote.