Facebook è il più grande social network presente in rete e Google è di gran lunga il motore di ricerca più utilizzato dagli internauti. Naturale che le cosiddette fake news, cioè le false notizie o le bufale che dir si voglia, finiscano molto spesso sul social di Zuckemberg o sul motore di ricerca. Alcuni grandi quotidiani italiani, come “il Messaggero” di Roma o la “la Stampa” di Torino, il 6 aprile scorso hanno informato i lettori sulle iniziative che Facebook adotterà contro il fenomeno delle bufale. L’occasione è stata il Festival Internazionale di Giornalismo svoltosi a Perugia dove è intervenuto un responsabile del social network, Campbell Brown.

Ecco di cosa si tratta e che misure verranno adottate e soprattutto, se saranno eque.

Facebook ed il suo decalogo

Per 3 giorni ed in 14 paesi, tra i quali anche la nostra Italia, Faacebook mostrerà sulla propria pagina, nella sezione notizie (news feed). È uno strumento a disposizione degli utenti che seguendo alcune regole potranno smascherare le bufale e verificare le notizie. In linea di massima si tratterà di controllare fonti, testimonianze, date di pubblicazione delle notizie, i titoli delle stesse, spesso roboanti e così via. Un modo per dissuadere gli utenti a condividere notizie probabilmente false, spostando i loro interessi solo su news verificate. Inoltre Facebook, individuerà i siti che considera fornitori di bufale e ne censurerà i contenuti, fino a bloccarne i profili.

Il rischio che vengano bloccati anche i profili di coloro che condividono tali false notizie è alto. Il meccanismo sarà impostato su uno speciale algoritmo, di difficile interpretazione e quindi, la guerra potrebbe fare anche “vittime innocenti”. Questo ciò che viene contestato alla procedura avviata da Facebook. Il problema è che la falsa notizia è lanciata non per fini politici o economici, ma per trarne guadagno.

I click che generano guadagni sono il motivo per i quali siti di fake news nascono come le mosche e la rete è invasa da queste false notizie. Adam Mosseri, responsabile della sezione notizie e vicepresidente di Facebook per l’Italia, intervistato dal quotidiano “la Repubblica” ha dichiarato che l’intervento ha 3 scopi precisi, cioè interrompere il guadagno per questi siti, fornire agli utenti un prodotto che freni la diffusione di bufale ed aiutare gli internauti a capire se una notizia è vera o falsa.

Anche Google si muove

L’iniziativa del social network si affianca alle regole ordinarie che lo stesso social utilizza, che sospende gli utenti che pubblicano notizie (non solo false) ripetutamente per trarne profitto e che, utilizzando un comune termine del web, spammano troppo. A Facebook si affianca Google, il popolare motore di ricerca. La verifica dei fatti, oppure, all’inglese, “Fact Check” è lo strumento di cui si è dotato Google sia nel motore di ricerca generale che nella sua area news. Il meccanismo dello strumento è semplice, perché quando si digita la parola chiave della ricerca su Google, il sistema controllerà se la notizia contiene una o più voci di conferma della propria veridicità.

Solo in questo caso, la notizia sarà pubblicata e uscirà nei risultati del motore di ricerca. Uno strumento sviluppato dalla sezione tecnologica di Google e dai suoi analisti. La stretta sulle fake news è partita, anche se alcune critiche mosse sono del tutto condivisibili. Va benissimo la regola della corretta informazione, ma esiste anche la regola della libertà di espressione che poi è uno dei principi cardine dei social network. Capire poi, se una notizia è falsa, risulta difficile anche per l’uomo, soprattutto se, come spesso accade, viene rilanciata e condivisa per errore da siti e soggetti che non centrano nulla con la bufala. Un algoritmo che si fida di segnalazioni, sia positive che negative, rischia di compromettere quello che è alla base della vita in rete e soprattutto sui social network.