I lavoratori precoci si mobilitano. Il prossimo 11 maggio a Roma si terrà la manifestazione per chiedere al governo la quota 41 per tutti i lavoratori, indipendentemente dall'età anagrafica, che abbiano una anzianità contributiva di 41 anni. La manifestazione si sarebbe dovuta tenere inizialmente il 4 maggio ma i permessi sono slittati e d'accordo con i sindacati si è stabilito l'11 maggio. Sono previsti pulman, messi a disposizione dai sindacati, che da diverse parti d'Italia trasporteranno i lavoratori interessati alla manifestazione. I motivi della manifestazione sono, oltre al diritto di andare in pensione con 41 anni di contributi, la flessibilità in uscita slegata dai prestiti o mutui, l'abolizione per i lavoratori precoci dell'aspettativa di vita e la separazione della previdenza dall'assistenza.

I lavoratori precoci continuano inoltre la raccolta di firme per chiedere al governo la pensione per tutti con 41 anni di contributi. La speranza è che il governo esamini la proposta di legge a nome di Cesare Damiano presidente della Commissione Lavoro. Alla manifestazione parteciperanno anche le donne interessate alla proroga di opzione Donna e tutti gli esodati che sono rimasti esclusi dall'ottava salvaguardia.

Le modifiche

Il decreto che riguarda l'anticipo volontario non è stato ancora firmato da Paolo Gentiloni mentre quello sull'Ape social è appena ritornato dalla Corte dei Conti per essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dopo le opportune modifiche predisposte dai giudici amministrativi.

Una novità importante riguarda i lavoratori precoci che al compimento dei 63 anni di età hanno effettuato lavori gravosi da almeno sei anni in via continuativa. Adesso, come richiesto dai sindacati, chi chiederà l'Ape social beneficerà di una franchigia di 12 mesi e, in pratica, questo consentirà a chi ha avuto un periodo di inattività di poter beneficiare dell'anticipo pensionistico purché il lavoro gravoso risulti in essere.

La quota 41 scelta dal governo sembra piuttosto limitativa perché i lavoratori precoci che potranno usufruirne sono comunque legati ad una serie di fattori discriminanti mentre l'intera categoria rimane fuori dai decreti attuativi. E i precoci insistono che si facciano modifiche perché il fatto si dimostra più una volontà politica che una esigenza di natura economica come si affretta a giustificare il governo. Quando venne promulgata la legge Fornero i tempi furono strettissimi mentre quanto richiesto dalla massa dei lavoratori il governo non intende venire incontro alle loro esigenze.