Sono milioni i giovani italiani ad avere pochissime certezze sul proprio futuro lavorativo e l'argomento è sempre di maggiore attualità, malgrado riesca a trovare sempre troppo poco spazio sui media. A maggior ragione quando si parla di Scuola e istruzione, settori nei quali al giorno d'oggi pare essere sempre più difficile avere sbocchi lavorativi, soprattutto per le nuove generazioni.

E' in questo contesto che si inserisce uno sfogo via Facebook da parte di una studentessa della magistrale in Filologia presso l'Università di Bologna: il suo nome è Noemi Chiusano, classe 1994, e da sempre ha il sogno di fare l'insegnante.

Oggi ha deciso di scrivere questa lettera aperta alla ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli per esprimere tutto il disagio di chi vorrebbe provare a intraprendere la carriera dell'insegnamento.

Il post, comparso su Facebook nella tarda mattinata di questo 22 maggio, sta diventando virale sul web con diverse centinaia di like e numerosissime condivisioni da parte di tanti giovani, e non solo, che condividono con Noemi le preoccupazioni sul proprio futuro.

Qui sotto ecco il testo integrale della lettera.

La lettera aperta della studentessa alla ministra dell'Istruzione Fedeli

"Cara Ministra Valeria Fedeli, ho una domanda importante da porle:CHE NE SARÀ DI ME? Mi presento: sono Noemi, ho 23 anni, sono laureata in Lettere Classiche e ora frequento la magistrale di Filologia all’Università di Bologna.

Vorrei diventare una professoressa di italiano, latino e greco. Avevo 13 anni quando ho deciso, con grandi incertezze, di iscrivermi al liceo classico. Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma non me ne sono pentita neanche per un minuto. Già in quarta ginnasio avevo deciso di proseguire gli studi classici, consapevole che non sarebbe stata una scelta facile: l’amore per la mitologia, la tragedia greca, l’archeologia, non ti campano in Italia.

Non ho ascoltato chi mi suggeriva di studiare altro per trovare un lavoro, a 18 anni ho impacchettato le mie cose e mi sono trasferita a Bologna per studiare lettere classiche.Alla fine del primo anno avevo deciso: IO VOGLIO INSEGNARE. Certo, l’insegnamento non è la tipica carriera di successo, le ultime riforme hanno contribuito a distruggere la scuola pubblica e gli insegnanti in Italia godono di una bassissima considerazione (anche solo a livello stipendiale), ma sono convinta che attraverso la scuola si possa costruire una società più giusta, ed è in questo che voglio impegnarmi ogni giorno.

Il mio problema principale, però, oggi è un altro: diventare insegnanti è ben più difficile che diventare bravi insegnanti. Le forme di accesso all’insegnamento susseguitesi negli ultimi anni hanno creato una confusione enorme e diventare insegnanti senza passare attraverso un purgatorio di precariato è impossibile! Non voglio (e non posso) continuare a vivere nell’incertezza: ho diritto ad una formazione completa, a un accesso chiaro al canale lavorativo che ho scelto e a una retribuzione dignitosa. Non è tollerabile che, dopo anni di modifiche schizofreniche del sistema di accesso all’insegnamento (SSIS, PAS, TFA), ancora non siano chiari i requisiti per accedere a quello attualmente in vigore, cioè il FIT!

Avete deciso tutto con decreti attuativi frettolosi e raffazzonati e ora io non so nemmeno che crediti inserire nel piano di studi dell’anno prossimo, visto che ancora non si conoscono gli esami necessari per accedere a questo fantomatico concorso-corso. Intanto, cara Ministra, brulicano le proposte di costosissimi master privati che, non si sa come, farebbero acquisire i 24 cfu necessari per accedere al FIT. Siete riusciti ancora una volta ad inventare un modo per penalizzare i neolaureati, che dovranno aspettare ancora chissà quanto tempo prima di vedere una possibilità concreta di lavoro.

Le dirò di più: nell’incertezza costante per chi, come me, vuole insegnare, sono mille le domande e i dubbi che mi frullano nella testa.

E se cambiassi corso? Potrei iscrivermi ad un master che mi dia qualche competenza pratica...magari mi assumono. Ma chi? Per quanti soldi? Io non voglio passare la vita a fare una cosa che odio. Potrei lavorare qualche anno con le ripetizioni private e poi andarmene all’estero...così vado via dal Paese in cui vivo, in cui ho amici e parenti, e me ne scappo in uno che mi offre una vita degna, forse tanto basterà per essere felici. Oppure resisto, mi barcameno tra il sito del ministero e i gruppi Facebook dei futuri insegnanti alla ricerca di qualche nuova informazione, partecipo agli incontri tra studenti e studentesse per chiedere chiarezza, notizie certe, tempi sicuri: ma sono stanca, non si può giocare con la vita delle persone così, non è giusto, non ha senso!

Io voglio insegnare, ho studiato per insegnare, ho dedicato la mia vita a questo e potrei essere una buona insegnante. Eppure, Cara Ministra, ancora non so cosa ne sarà di me".