Nella giornata di oggi il Comitato opzione donna social ha pubblicato una lettera aperta indirizzata a Governo, Parlamento e sindacati, con lo scopo di sensibilizzare le istituzioni verso il riconoscimento delle situazioni di disagio vissute da molte donne over 55enni. Blasting News ha diffuso in anteprima il testo della lettera e contattato l'ideatrice Orietta Armiliato per un’intervista di approfondimento.

L'intervista ad Orietta Armiliato

Partiamo proprio dalla nuova iniziativa: com’è nata l’idea di rivolgersi alle istituzioni tramite una lettera?

Comunicare direttamente con le istituzioni è diventata prassi piuttosto comune dopo l'avvento dei social, con un'interlocuzione che però resta appannaggio dei singoli, mentre la lettera aperta ha il vantaggio della pluralità. Lo scopo consiste quindi nel poter raggiungere più destinatari contemporaneamente, ai quali far arrivare la medesima missiva. Un buon approccio che, seppur diretto, risulta molto più libero. Nel contempo, pubblicizzandone i contenuti si riesce a raggiungere e coinvolgere una più ampia platea e dare quindi visibilità a ciò che si vuole rappresentare.

Per quanto concerne invece il sondaggio alla base della lettera, qual è stato il feedback effettivo che ha ricevuto e quale opinione ha maturato in merito alla partecipazione delle iscritte?

Ho percepito con immediatezza il buon senso femminile accompagnato ad una spiccata coscienza civica oltre che alla puntuale conoscenza del contesto socio-economico del nostro Paese, anche se dobbiamo considerare che il campione di riferimento, seppur significativo, è piuttosto ristretto (poiché il Comitato conta oltre 2000 iscritte).

Entrando nel merito del riconoscimento dei lavori di cura, perché dal punto di vista previdenziale è così importante per le donne riuscire a centrare questo obiettivo?

Riconoscere il doppio/triplo/quadruplo ruolo delle donne restituirebbe dignità al loro operato, che da sempre viene considerato dai più come scontato se non addirittura dovuto.

Dopodiché, si andrebbero a valorizzare le ragioni che spaziano dal colmare il gap di discontinuità contributiva, alla valorizzazione del tempo dedicato per colmare carenze strutturali nel welfare, delle quali le donne non sono né là causa ne le artefici.

Riguardo invece alle possibili opzioni di uscita, quali ipotesi sembrano essere preferite dalle iscritte al Comitato?

La possibilità di sommare età anagrafica e contributi versati è stata la più gettonata. ma senza andare oltre ad una quota totale pari a 97; insomma, si è evocato il sistema flessibile auspicato dal Presidente Damiano ma con la novità di accettare anche la logica del nuovo sistema di anticipo pensionistico (Ape) o, in alternativa, penalizzazioni decrescenti.

Sappiamo che il Comitato si è occupato nel recente passato anche del nuovo cumulo gratuito previsto in Legge di bilancio 2017: a che punto sono le rivendicazioni per la possibile estensione all’opzione donna?

Un esponente della Commissione Lavoro alla Camera mi ha detto riferendosi alla questione che "questa norma iniqua urla vendetta" e noi auspichiamo di poterla ottenere... detta così e dopo aver più volte sollecitato una equa risoluzione a chi è materialmente preposto a rappresentare il tema presso il Governo, abbiamo ragione di credere che ci sia la volontà di risolvere il problema, ma abbiamo anche imparato che fino a quando una norma non è inserita nella Gazzetta Ufficiale...

Infine, quali sono le aspettative delle iscritte riguardo la lettera aperta e la nuova stagione di confronto tra politica e sindacati rispetto alla FASE 2?

Sono tante...davvero tante...occorre seriamente implementare una misura che aiuti le donne che sono da tempo immemore pesantemente penalizzate da una vita che le vede al lavoro continuamente e costantemente in casa e fuori casa, oltre ad aver assistito da spettatrici inermi allo spostamento in avanti del proprio orizzonte pensionistico di almeno sette anni, avvenuto in una infausta notte dell'anno 2011.

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