Le ultimissime novità al 17 maggio 2017 arrivano direttamente dal Leader della Lega che ieri, ospite nella trasmissione Di Martedì su La7, ha avuto uno scontro con I'economista Cazzola ed ha proposto la quota 40 per i precoci. Per Cazzola Salvini mente sapendo di mentire, inutile fare populismo scellerato per 'intortare' i lavoratori, i dati Inps parlano chiaro non si va in pensione oltre i 67 anni, ma molto prima. Le ultime novità e lo sdegno su Facebook, che sa di appello accorato alle istituzioni, di quei disoccupati a cui sta finendo la mobilità che a breve si ritroveranno senza reddito e senza pensione.

I dettagli.

Novità pensioni precoci, Salvini e la quota 40

Dato per assodato che la proposta della Lega quota 100 continua a far discutere, come si evince anche dall'acceso dibattito che ieri sera è andato in onda su La7 tra l'economista Giuliano Cazzola e Matteo Salvini, ora un'altra proposta potrebbe allettare maggiormente i precoci. Il problema è comprendere se questa sia davvero da catalogare tra le "chiacchiere da bar" come ha detto Cazzola o se la proposta potrebbe divenire realtà. Quel che è certo è che mentre la quota 100 non convince i precoci che pur avendo oltre 40 anni di contributi alle spalle sono molto più giovani dei 60 anni richiesti e non troverebbero alcun beneficio da questa proposta, con la quota 40, invece, si potrebbe parlare di soluzione ad hoc.

Si tratterebbe, come spiega Salvini, di concedere la quiescenza con quota 100 a quanti abbiano come minimo 40 anni di contributi versati e 60 anni di età, mentre sarebbe sufficiente quota 40 per i lavoratori precoci indipendentemente dall'età del richiedente. In buona sostanza 40 anni di lavoro, spiega Salvini, devono bastare per poter accedere alla pensione.

Salvini afferma nel corso della trasmissione che "un paese che manda in pensione a 67 anni i suoi poliziotti, i suoi insegnanti, i suoi muratori, non è un paese serio". Per Cazzola, il riconfermato leader del Carroccio, mente facendo populismo in quanto dati INPS del 2016 evidenziano in realtà come la maggioranza degli italiani vada in pensione con una media di 60,5 anni con la pensione di anzianità.

Semplice campagna elettorale dunque? Sul web i lavoratori si confrontano, affranti, su un altro triste aspetto che riguarda molti disoccupati.

Pensioni precoci, il dramma dei disoccupati over 55

Il prossimo anno, ci dice in privato il precoce Edoardo Babuscio, 500.000 Mobilitati, esaurendo l'ammortizzatore sociale, resteranno senza pensione senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Il precoce chiede al Governo di pensare ad un correttivo che porti a sanare tale assurda situazione, come ad un prolungamento degli Ammortizzatori Sociali per tutti i Lavoratori Disoccupati che non possono al momento accedere all'APE Social e alla Quota 41 e che sono over 55. Dello stesso avviso Maria Coletta, che stamane ha pubblicato un post nella pagina ufficiale Fb 'lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti' ove ricorda la drammatica situazione dei disoccupati over 55 che hanno contributi pari a 38-39-40 anni.

Non rientrando nei decreti prossimi queste persone, precisa Coletta, dopo la Naspi o la mobilità, saranno completamente prive di reddito per diversi anni prima della pensione! Manca, suggerisce la precoce, un "ponte di collegamento" con la pensione! La sorte di queste persone potrebbe dunque essere infausta, chi avrà la fortuna di avere propri risparmi, prosegue il post, li utilizzerà per il versamento dei contributi volontari, chi nulla ha per sopravvivere dovrà vendere i propri immobili o andare a chiedere aiuto alla Caritas. Tutto questo, conclude sdegnata la lavoratrice, dopo aver versato circa 40 anni di contributi. Va da sé che in un contesto di questo tipo, la quota 40 proposta da Salvini potrebbe essere la panacea per molti, ma continuiamo a credere, senza voler essere disfattisti come Cazzola, che troppo presto si facciano proposte poi difficilmente realizzabili.

Sarebbe, forse ora, di non illudere i lavoratori e di puntare magari a cose maggiormente fattibili, come l'abolizione dell'aspettativa di vita, obiettivo che certo i lavoratori precoci non disdegnerebbero.