Da poco più di una settimana è possibile presentare le istanze di accesso ad Ape sociale e Quota 41. Infatti, il 16 giugno, i due decreti tanto attesi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale per l’avvio definitivo delle misure. Lo stesso giorno, l’Inps ha emanato le due circolari canoniche, quelle che servono per recepire le direttive dei decreti e consentire agli eventuali beneficiari delle due misure di presentare le domande. Il considerevole ritardo accumulato dai decreti, attesi a marzo e che hanno completato il loro iter solo a giugno, rendono ristrettissimi i tempi offerti ai richiedenti per approntare le richieste.

Inoltre, la documentazione richiesta per la pratica risulta essere particolare, oltre che suscettibile di erronea interpretazione. I sindacati, in maniera unitaria, chiedono all’Inps di correre ai ripari e sanare questi problemi, magari correggendo le due circolari.

Problemi insormontabili in tempi ristretti

Le circolari Inps finite sotto osservazione da parte delle tre grandi sigle sindacali, nonché soggetti principali dei vari incontri che sono serviti per preparare le due misure, cioè CGIL, CISL e UIL, sono la 99 e la 100 del 16 giugno. Le parti sociali hanno scritto una lettera congiunta proprio per correggere le due circolari. La comunicazione unitaria è stata inviata al Ministero del lavoro e naturalmente all’Istituto di Previdenza Sociale.

Nel dettaglio, la lettera chiede correttivi che migliorino le procedure e chiariscano i dubbi interpretativi delle due misure.

Il tutto, in tempi brevissimi, visto che le istanze di accesso, sia per Ape social che quota 41, scadranno il prossimo 15 luglio. Un primo problema riscontrato riguarda i lavori gravosi e la necessità di chiamare in causa il proprio datore di lavoro (o più datori di lavoro) per completare la pratica.

In effetti, le circolari sono chiare, perché deve essere il datore di lavoro a redigere un documento che attesti il CCNL e le aliquote Inail applicate, il periodo di lavoro di lavoro svolto e così via. Senza la comunicazione del datore di lavoro, il lavoratore non potrà presentare l’istanza, o meglio, l’istanza non potrà essere accettata.

Secondo i sindacati, ledere il diritto a lavoratori che rientrerebbero nelle due misure, per colpa di soggetti terzi ed esterni, come i datori di lavoro, non è giusto, soprattutto per via dei tempi troppo ristretti, offerti per presentare le istanze. Altro problema è l’inquadramento Inail che le circolari non specificano. Secondo i sindacati, mancano elementi che salvino il diritto all’accesso in relazione alla mansione effettivamente svolta. Questo perché le norme consentono inquadramenti Inail diversi, anche a parità di mansione e di settore lavorativo. Sia per i precoci che per i richiedenti l’Ape sociale, questo problema renderebbe le misure non fruibili da molti.

Altri problemi e soluzioni proposte

I sindacati quindi chiedono un intervento immediato e soprattutto, soluzioni rapide ai problemi scaturiti da evidenti anomalie sia nei decreti che nelle circolari dell’Inps. Se non si può spostare la data di scadenza delle domande, che resteranno come confermato da Governo ed Inps, il 15 luglio, si può dare più tempo ai lavoratori di mettere a punto gli allegati. In primo luogo la dichiarazione da parte del datore di lavoro, magari offrendo 30 giorni di tempo in più per completare la documentazione necessaria. In alternativa a questo slittamento, si potrebbe consentire ai lavoratori di autocertificare i dati che sarebbero dovuti essere confermati dal proprio datore di lavoro.

L’autocertificazione andrebbe nella direzione di tutelare anche i lavoratori che provengono da aziende oggi non tracciabili perché fallite, chiuse e così via e che rendono impossibile completare la pratica escludendo il richiedente da entrambe le misure.

Senza considerare che va risolto il problema scuola, con i lavoratori del comparto che seguono regole diverse sia come stagione lavorativa che come pensione. Nella scuola, l’anno lavorativo parte a settembre, non seguendo l’anno solare, bensì quello scolastico. Sarà impossibile per questi lavoratori riuscire a completare l’istruttoria di Ape o quota 41 entro settembre, se è vero che l’Inps si è presa tempo fino alla metà di ottobre per valutare le istanze pervenute.

Appare evidente che l’accettazione dell’istanza certificativa che serve per presentare la successiva domanda di pensione, che arriverà ad ottobre, sarà tardiva per soggetti che hanno già accettato la cattedra o il posto da Ata a settembre, non avendo ancora la risposta dell’Inps circa il proprio diritto alla pensione.