Torna ad accendersi il dibattito politico sulla riforma previdenziale, dopo che si è diffusa sulla stampa la notizia di un nuovo possibile innalzamento della soglia di accesso alla quiescenza a 67 anni, a partire dal 2019. Sulla vicenda è infatti arrivato nella serata di ieri il commento del Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, che chiede un ripensamento del meccanismo destinato a far pesare il progressivo aumento della speranza di vita. "L’aggancio dell’età pensionabile all’andamento dell’aspettativa di vita andrebbe abrogato", spiega l'On Damiano.

Il quale prospetta nel 2050 la necessità di lavorare fino a 70 anni per poter ottenere l'agognato assegno dell'Inps. "Un'assurdità che contraddice le attuali scelte di anticipo pensionistico, a partire dall'APE sociale", ha quindi proseguito l'ex Ministro del Lavoro. D'altra parte, il Parlamentare evidenzia che la questione rischia di avere un elevato costo sociale non solo sugli anziani ma anche sui giovani, visto che si andrebbe a creare una sorta di "invalicabile tappo generazionale".

Riforma pensioni, dalla Camera si torna a chiedere di convocare i sindacati

Piuttosto che proseguire sull'attivazione di automatismi che porterebbero i lavoratori verso l'inevitabile applicazione degli adeguamenti, dalla Camera si suggerisce di proseguire il confronto con le parti sociali, al fine di trovare una soluzione che possa risultare condivisa.

Il richiamo appare lineare, visto che proprio la Fase 2 della riforma vede il congelamento dell'AdV tra i temi chiave sottoscritti dall'esecutivo nell'accordo dello scorso settembre con la piattaforma sindacale (Cgil, Cisl, Uil). Il verbale contiene infatti l'invito a superare l'idea che l'età di pensionamento possa essere uguale per tutti, a prescindere da quanto risulta gravoso il lavoro svolto dal singolo.

Lavoro e previdenza: cosa comporterebbe l'applicazione dell'Adv?

Stante quanto appena riportato, resta il fatto che il Governo avrebbe già pronta una bozza di decreto finalizzata a dare seguito al principio dell'AdV nella stima dell'età di accesso all'Inps. Se fosse effettivamente approvato, a partire dal 2019 sarebbero necessari almeno 67 anni di età per poter ottenere la pensione di vecchiaia, contro gli attuali 66 anni e 7 mesi.

Verrebbe quindi applicato un correttivo al rialzo finalizzato ad agganciare in senso universale l'età di quiescenza alla maggiore speranza di vita rilevata dall'Istat.

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