Nuovo parere favorevole ai precari storici delle PA, rischia di far crollare anche il limite dei 12 mesi di risarcimento sanciti dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 27384/2016. Ad oggi la giustizia italiana riconosce solo questo misero indennizzo per la mancata stabilizzazione, di migliaia di dipendenti, che da anni lavorano alle dipendenze del settore pubblico, con questa novità le carte in tavola vengono rimescolate.

Nuovo parere a favore dei precari

Le battaglie legali dei sindacati e dei dipendenti precari, parte lesa dai governi italiani degli ultimi anni, continuano senza esclusione di colpi.

Una nuova bordata arriva dall'Europa, i giudici dell’Ue hanno dato parere favorevole ad una questione pregiudiziale presentata dal Tribunale di Trapani. In cosa consisteva la questione sollevata? La Commissione europea ha osservato che il risarcimento di 12 mensilità per la reiterazione di contratti a termine, è contrario al principio di proporzionalità e di equivalenza del diritto europeo. La giurisdizione europea facendo riferimento ad altre sentenze nel settore privato, ha sostenuto che queste forniscono un più equo risarcimento.

I legali Anief hanno chiesto non solo l'assunzione a tempo indeterminato dei precari storici, ma anche somme più elevate come indennizzo. Il giovane sindacato sostiene che il risarcimento costerebbe allo Stato in migliaia di casi 50mila o 60mila euro per la mancata assunzione, per questo per il governo italiano sarebbe più conveniente la stabilizzazione dei dipendenti precari, proprio per evitare al bilancio pubblico statale una spesa pubblica insostenibile.

Questione onere della prova

La questione pregiudiziale è stata sollevata, in seno ad una causa in cui una dipendente del Comune di Valderice, aveva chiamato in giudizio l'ente pubblico per una serie di contratti reiterati nel tempo (come Lsu dal 1996, come co.co.co dal 2005 e a seguire altri contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2016).

La Corte di cassazione nella sentenza n. 27384/2016 ha espresso un parere contrario alle norme europee, prima negando il diritto al posto a tempo indeterminato, e riconoscendo una misera indennità in termini monetari. Per ottenere un risarcimento maggiore alle 12 mensilità (a titolo di compenso, per la perdita di altre occasioni lavorative) la suprema corte italiana ha previsto un onere della prova a carico del lavoratore: una prova ritenuta, dai legali dei sindacati, giuridicamente impossibile da portare in giudizio, basti pensare al caso del superamento di un eventuale concorso pubblico.

Oltre alla difficoltà di fornire una simile prova, i legali Anief hanno eccepito anche la differenza di trattamento tra lavoratore del settore pubblico e del privato. Al dipendente del privato si è riconosciuto in giudizio il diritto alla trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a indeterminato, o in caso contrario al risarcimento del danno, commisurato al valore del posto di lavoro a tempo indeterminato, perché ai dipendenti pubblici, la giustizia italiana non lo riconosce? E' un gatto che si morde la coda, in tema di precariato, il comportamento che sta avendo l'Italia, questo in sostanza quanto emerge da tali rilievi. L'Europa si è espressa ancora una volta, ora tocca al governo e alla suprema Corte italiana, prendere atto di quanto la stessa ha più volte espresso sulla questione precariato.

Migliaia di precari continuano a sperare invano! Come fanno i nostri governi a non capire la difficile situazione, di tanti lavoratori che da anni vivono in stand by, senza un lavoro fisso. Questi dipendenti sono stati illusi con il sogno del posto a tempo indeterminato nella Scuola, precludendosi altre possibilità, per poi rimanere in età adulta senza lavoro e senza più possibilità di fare altro.