I nati nel 1980 e negli anni successivi condividono un destino poco lusinghiero, rientrano in tutte le riforme previdenziali finora attuate, dalla Dini del 1995 fino alla riforma Fornero del 2011. E, dato che la maggioranza dei lavoratori oggi impiegati, prevalentemente nella Pubblica Amministrazione, ha un'età media di 40 - 45 anni, come ha fatto notare il Consigliere Economico di Palazzo Chigi, Stefano Patriarca, rientrano completamente nel sistema contributivo, avendo iniziato ad accumulare contributi previdenziali al massimo a partire dal 1 gennaio 1996.

Le tre alternative possibili per accedere alla pensione degli under 37

Come ha spiegato il Consigliere Stefano Patriarca per gli under 37 che si trovano, completamente, nel sistema contributivo, ci sono solo 3 possibili strade per poter accedere alla pensione. La prima che rappresenta il percorso normale richiede che vengano rispettati i seguenti requisiti: età minima di 69 anni e 5 mesi, considerando gli adeguamenti all'aspettativa di vita. Oltre ad almeno 20 anni di contributi versati. Ma deve essere stata maturata, in questo periodo, una pensione non inferiore a 960 euro, cioè una volta e mezzo l'assegno sociale, che attualmente è di 640 euro. Diversamente si dovrà lavorare di più.

La seconda opzione, sempre per i lavoratori under 37, tiene in considerazione il fatto che a causa delle carriere discontinue e dei salari bassi non abbiamo accumulato gli anni minimi necessari, e di conseguenza i contributi.

Il lavoratore che si trovi in queste condizioni dovrà attendere i 73 anni e 5 mesi per poter lasciare il lavoro. Ovviamente, tenendo conto, come sempre, degli attuali adeguamenti all'aspettativa di vita.

La terza e ultima opzione per questi lavoratori consiste nella pensione anticipata. Si può andare in pensione 3 anni prima dei 69 e 5 mesi richiesti cioè a 66 anni e 5 mesi, ma viene innalzato il requisito della pensione maturata nei 20 anni minimi di contributi.

Infatti questa deve essere pari, almeno, a 1792 euro, cioè 2,8 volte l'assegno sociale.

La sperequazione a favore dei lavoratori con carriere regolari

Evidente che un sistema di questo genere favorisce nettamente i lavoratori con carriere regolari, consentendo loro di poter accedere al beneficio della pensione anticipata. Mentre condanna inesorabilmente gli altri lavoratori, più deboli, a lavorare più anni o ad un'assegno nettamente inferiore nel caso della pensione anticipata.

Inoltre, dato che questi lavoratori si trovano integralmente nel regime contributivo non beneficiano nemmeno della cosiddetta integrazione al minimo, cioè il contributo a carico dello Stato per portare le Pensioni eccessivamente basse a un importo minimo di base, che attualmente si aggira intorno ai 500 euro. Ecco spiegato il motivo per cui si susseguono le proposte di modifica della legge Fornero.

Le diverse proposte di modifica

Dato che il sistema contributivo favorisce le carriere regolari, la soluzione più semplice da attuare sarebbe quella di favorire una stabilizzazione delle assunzioni con dei modelli contrattuali che coniughino salari dignitosi e produttività. E questo è l'obiettivo cui tendere.

Ma attualmente il mercato del lavoro è tutt'altro che così. Di conseguenza varie sono le ipotesi allo studio. Dalla pensione minima per i giovani da 650 euro ai contributi figurativi a carico dello Stato che andrebbero a coprire i periodi di disoccupazione. C'è chi pensa anche all'eliminazione dei moltiplicatori dell'assegno sociale per accedere prima alla pensione, o alla creazione di un sistema di redditi ponte con lo stesso obiettivo. Il sentiero per avere un sistema previdenziale più giusto ed equo è tortuoso e irto di ostacoli, ma va affrontato con intelligenza e pragmatismo senza perdere i vantaggi fin qui acquisiti.