In Parlamento è stata depositata mesi fa una proposta che aveva come prima firmataria l’Onorevole Gnecchi. Il braccio destro del presidente della Commissione Lavoro della Camera, oltre che creatrice, insieme Damiano della proposta di riforma con il DDL 857, risulta essere la più accanita sostenitrice sella misura conosciuta come deroga Fornero. Dopo mesi di silenzio circa la sua proposta di correggere questa misura, il 3 agosto durante le interrogazioni parlamentari, l’Onorevole ha riportato l’attenzione sull’argomento, interrogando il sottosegretario Biondelli.

La novità è che le richieste della Gnecchi, sembrano aver fatto breccia, con il Governo che sembra disposto ad aprire a correttivi molto importanti sulla misura.

Il salvacondotto

In un periodo in cui le Pensioni sono al centro dell’attenzione massima per via di Ape sociale e quota 41 già avviate, per l’Ape volontaria che partirà probabilmente dopo l’estate e per la fase 2 di riforma, con i ripetuti incontri tra Governo e parti sociali, anche la deroga Fornero fa parlare di se. Il cosiddetto salvacondotto, cioè la misura lasciata in eredità dalla Fornero insieme alla sua riforma, consente l’anticipo pensionistico con la quota 96. Naturalmente a determinate condizioni contributive, anagrafiche e temporali.

Tutti i lavoratori del settore privato che al 31 dicembre 2012 avevano 60 o 61 anni di età e rispettivamente 36 o 35 anni di contributi versati, possono lasciare il lavoro all’età di 64 anni. Il tutto con il meccanismo delle quote e quindi delle frazioni di anno.

I problemi interpretativi

La misura fin dal suo nascere ha dato adito a diverse problematiche figlie delle interpretazioni personali dell’Inps.

Evidentemente, come scritta, la norma sulla pensione in deroga Fornero lasciava campo a queste interpretazioni. La prima sembra sia già stata superata e riguarda la continuità lavorativa al 28 dicembre 2011. In pratica, per l’Inps, avrebbero avuto diritto alla pensione a 64 anni solo coloro i quali a quella data, si trovavano sotto contratto.

Chi prima del 28 dicembre 2011 aveva perduto il posto di lavoro oppure era alle prese con la cura di un proprio familiare disabile, non poteva accedere all’anticipo. Il paletto della continuità sembra sia stato superato già nell’ultima manovra di bilancio. Adesso, la Gnecchi, come riportato nella sua proposta, ma anche nell’interrogazione di cui parlavamo prima, chiede la cancellazione di un altro vincolo che rende la misura non fruibile per molti. Si tratta della contribuzione figurativa che secondo una prima interpretazione dell’Inps, non servirebbe per centrare i 35 o 36 anni di contributi utili al raggiungimento del requisito pensionistico. Secondo la Gnecchi, come per la pensione anticipata (ex pensione di anzianità) ed i suoi 42 anni e 10 mesi di versamenti necessari, devono rientrare anche i contributi figurativi maturati al di fuori del rapporto di lavoro dipendente del settore privato o quelli da riscatto, devono essere presi per buoni.

L’apertura del Ministero del Lavoro

Il sottosegretario Biondelli ha ribadito come il Ministero del Lavoro abbia già spronato l’Inps a correggere l’interpretazione della misura per quanto concerne i contributi figurativi. Adesso la palla passa all’inps che nonostante il diktat del Governo, non ha ancora corretto la circolare 196 del 2016, quella nel dettaglio che correggeva il tassello della continuità lavorativa di cui si parlava sopra. In pratica il Governo allarga le maglie della misura, consentendo di poter utilizzare anche contributi per il servizio militare, le disoccupazioni e tutte le altre forme di versamenti figurativi, per raggiungere i 35 o 36 anni di contributi. Il vantaggio per le donne è ancora maggiore, perché la deroga impone loro di raggiungere alla data del 31 dicembre 2012, sempre 60 o 61 anni di età, ma solo 20 di contributi versati.

In definitiva, per quanti hanno raggiunto i contributi necessari prima del 2013, bastano 64 anni di età e 7 mesi per andare in pensione subito. I 7 mesi aggiuntivi sono i soliti surplus derivanti dall’aspettativa di vita, vincolo anche questo contestato dalla Gnecchi ma che sembra non poter essere corretto nell’immediato.