Le prove ed i tentativi di correggere la previdenza italiana e la Legge Fornero, con piccoli interventi sono terminate. L’Ape sociale e Quota 41 sono misure già vigenti e si attende che anche l’Ape volontaria diventi attiva dopo le vacanze estive. Queste misure, insieme ad opzione donna, alle otto salvaguardie esodati, al Rita, cumulo e così via, non hanno migliorato la situazione precaria dei lavoratori che guardano alla pensione dopo una vita trascorsa al lavoro. Misure tampone che non hanno soddisfatto che pochi soggetti e che non hanno dotato di flessibilità reale la previdenza italiana.

Il paragone con le formule per andare in pensione degli altri Stati membri della UE dimostrano come l’Italia resta il paese dove i requisiti pensionistici sono tra i più duri da raggiungere. Ecco perché nelle ultime giornate, tornano in auge la proposta di Damiano e la sua riforma, con quota 100, pensione a 62 anni e così via. Man mano che passano i giorni la proposta assume maggiore importanza e trova sempre nuovi soggetti a sponsorizzarla.

Una situazione che va sistemata

Il quotidiano nazionale “Il Sole24Ore” in un articolo nella sua versione on line del 6 agosto è eloquente circa le necessità di cui ha bisogno la previdenza sociale italiana. Difficoltà a raggiungere la pensione per i lavoratori di oggi, che diventerà difficoltà ancora maggiore per i trentenni di oggi.

I requisiti durissimi da raggiungere che la riforma Fornero ha lasciato in eredità, con l’aggiunta dell’aspettativa di vita, della disoccupazione e del precariato, prestano il fianco ad ipotesi molto negative per le pensioni future. Ecco perché nei prossimi incontri tra Governo e sindacati (il 30 agosto già previsto uno al Ministero del Lavoro) si parlerà di pensione di garanzia e di quella fase 2 che ogni giorno che passa, diventa sempre più necessaria.

Flessibilità

L’UNSA, l’Unione Nazionale Sindacati Autonomi è uscita pubblicamente (su adnkronos.com) con una iniziativa che partirà a settembre. Si tratta di una proposta di Legge che torna a trattare quota 100, la pensione con 40 anni di contributi o 62 anni di età e la pensione minima. In pratica, si tornerà a discutere il DDL 857 del Presidente della Commissione Lavoro Damiano, che aveva tra i vari punti proprio quelli presi a riferimento dalla futura iniziativa.

Una proposta richiamata anche dalla Lega di Salvini, anche se leggermente diversa da quella di Damiano. Il momento è quello giusto, cioè settembre, quando con tutta probabilità si inizieranno i lavori della nuova Legge di Bilancio. Sarà nel contenitore della manovra finanziaria che si potrà inserire un pacchetto previdenziale che vada davvero verso la flessibilità che la scorsa Legge di Stabilità, come dicevamo, non ha prodotto. Pensione con 62 anni di età e 36 di contributi, oppure 63 anni e 35 di contributi sono tra le idee che torneranno in auge in autunno. Sempre raggiungendo la famosa quota 100, cioè la somma di età anagrafica e versamenti contributivi, ambedue con valide anche le frazioni di anno.

Si punta a realizzare una raccolta firme a favore di questa misura, ma anche della pensione anticipata con “solo” 40 anni di contributi, cioè un ritorno alla pensione di anzianità che proprio la riforma Fornero ha abrogato. Interventi utili nell’immediato che vanno collegati al lavoro riformatore della fase 2, con la detonazione dell’aspettativa di vita che dura dall’ultimo Governo Berlusconi e che senza interventi correttivi radicali rischia di spostare a 70 anni la pensione per i giovani di oggi. Pensione minima che tuteli i trentenni di oggi in difficoltà a trovare lavoro e che come riporta il Sole24Ore, porterà i figli dei pensionati di oggi, a percepire la pensione con 6 anni di ritardo rispetto ai loro padri.