In fase di riapertura della cosiddetta Fase 2 dell'accordo siglato lo scorso autunno fra l'esecutivo e le organizzazioni sindacali, sarebbe già pronto il nuovo piano per incentivare le giovani generazioni che oggi fanno sempre più fatica a trovare un'occupazione.

Governo pronto a piano per i giovani

È ancora attesa l'avvio delle Fase 2 visto che, deve essere ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo sull'Ape volontario, la nuova misura in campo previdenziale entrata in vigore con la nuova Legge di Stabilità. Intanto, nei giorni scorsi si sarebbe concluso un importante incontro fra il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e le parti sociali volto a discutere i temi irrisolti che potrebbero essere ripresi a margine della cosiddetta Fase 2.

Particolare soddisfazione è stata dimostrata dallo stesso Giuliano Poletti. Come riporta il quotidiano 'La Stampa', infatti, avrebbe commentato: 'Un incontro utile, in un clima positivo, con l'impegno dei sindacati. Il tema delle Pensioni dei giovani con carriere discontinue è aperto ma non è urgente'.

Nell'incontro, infatti, il Governo e i sindacati si sono focalizzati maggiormente sul delicato tema legato alle giovani generazioni. Visto che i giovani di oggi avranno difficoltà ad accaparrarsi l'agognata pensione, il Governo avrebbe pensato di adottare un nuovo piano che prevede una riduzione della soglia da 1,5 a 1,2 del trattamento minimo Inps introducendo un assegno pari a 650-680 euro mensili.

Con questo meccanismo, infatti, si potrà lasciare il lavoro prima dei 70 anni di età anagrafica accompagnati dai 20 anni di versamenti contributivi.

L'insoddisfazione dei sindacati

Un nuovo passo, quindi, sta per essere compiuto dall'esecutivo anche se secondo il parere del Ministro Poletti non è un argomento urgente. I sindacati, invece, hanno dimostrato tutta la loro insoddisfazione visto che il Governo Gentiloni non è riuscito ancora a pronunciarsi sul blocco dell'adeguamento dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita che a partire dal 2019 comporterebbe un aumento ulteriore di 5 mesi dell'età pensionabile.

Cosa che non piace affatto a migliaia di lavoratori e alle stesse organizzazioni sindacali. Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, infatti, avrebbe dichiarato: 'Bloccare l'avanzamento dei requisiti pensionistici è un punto fondamentale per i sindacati. C'è una molto ampia reticenza'.