Durante l'incontro di ieri sulle Pensioni non si è parlato soltanto di giovani ma anche della questione riguardante l'aspettativa di vita, a fronte dello scatto automatico dell'età pensionabile a 67 anni dal 1° gennaio 2019. Quelle che sono arrivate dal Ministero del Lavoro non sono novità positive. A mettere in luce una sostanziale fumata grigia è stata Susanna Camusso, leader della Cgil, presente al tavolo di confronto di ieri. Ad oggi, tutto lascerebbe credere che il governo non apporterà alcuna modifica all'attuale meccanismo contenuto nella riforma Fornero, che prevede un rialzo di 5 mesi rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi.

"Risposte insoddisfacenti"

Non ha usato troppi giri di parole la segretaria generale della Cgil per esprimere l'insoddisfazione sua e delle altre sigle sindacali presenti alla riunione di ieri riguardo le risposte fornite dal governo in merito al rinvio dell'aspettativa di vita. Risposte che, nei fatti, non ci sono state, anche se la Camusso ha aggiunto dettagli non irrilevanti, che fanno pensare ad una sempre più probabile fumata nera intorno alla specifica discussione. "Ampia reticenza del governo", "insoddisfatti", sono alcuni dei passaggi chiave con cui la segretaria ha voluto descrivere il dialogo tra sindacati e rappresentati del governo sulla speranza di vita. L'esecutivo, anche ieri, ha ribadito come non sia un tema all'ordine del giorno, rinviando qualsiasi discussione all'autunno, quando saranno svelati i nuovi dati dell'Istat.

Quello di ieri è stato dunque un passo indietro, in considerazione del fatto che l'automatismo che innalzerà i requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019 è stato discusso ampiamente durante tutta l'estate, divenendo ben presto argomento principale del dibattito previdenziale. Tra i maggiori sostenitori del no all'aumento figura anche Cesare Damiano, che insieme a Maurizio Sacconi ha proposto di rivedere il meccanismo, pensando magari ad un rallentamento, anche in virtù del calo della speranza di vita registrato nell'anno 2015.

"Non aspettare i dati Istat"

Un'ulteriore dichiarazione sul tema è arrivata, in serata, da Damiano. L'ex ministro del Lavoro, congratulandosi per l'impegno mantenuto dal governo Gentiloni nel proseguire gli incontri con i sindacati, ha osservato come l'esecutivo non debba aspettare la data in cui l'Istat consegnerà i dati ufficiali sulla speranza di vita.

A questo proposito, l'esponente dem ha affermato che fin da ora si potrebbe stabilire una regola elementare, secondo cui se l'aspettativa di vita decresce, deve fare altrettanto anche l'adeguamento dell'età della pensione.

Così facendo, l'atteso scatto automatico previsto tra meno di un anno e mezzo verrebbe disinnescato, ma non solo, perché si potrebbe anche immaginare uno scenario in cui i requisiti anagrafici per andare in pensione si abbasserebbero anziché aumentare, guadagnando qualcosa rispetto ai 66 anni e 7 mesi richiesti oggi.