Annamaria Furlan ha rilasciato nelle ultime ore un'intervista ad Avvenire, durante la quale ha parlato di Pensioni, affrontando la delicata questione dell'aspettativa di vita. Le sue dichiarazioni arrivano dopo la manifesta contrarietà da parte della Ragioneria di Stato ed Enrico Morando, viceministro dell'Economia, al rinvio o blocco dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile legato alla speranza di vita. E' la prima replica da parte dei sindacati alle parole di Morando, che già ieri avevano provocato la risposta di Cesare Damiano, uno dei maggiori fautori del congelamento del meccanismo, ritenuto socialmente insostenibile per diverse categorie, tra cui i lavoratori precoci.

"Attuale meccanismo insostenibile"

Ciò che va ripetendosi da settimane ormai trova appoggio anche nelle parole pronunciate da Annamaria Furlan ad Avvenire. Andare in pensione a 70 anni, per determinate categorie, non è sostenibile. Così come non è ammissibile che il meccanismo dell'aspettativa di vita rimanga tale, rispettando gli scatti di anzianità già elaborati in passato, costringendo le persone a restare sul posto di lavoro senza curarsi del loro effettivo stato di salute dopo oltre 40 anni di contributi versati. "L'attuale meccanismo è insostenibile", chiosa la leader del sindacato della Cisl, che cita tra le categorie più danneggiate i lavoratori precoci, coloro che svolgono attività usuranti e tutte quelle persone che presentano la propria domanda per l'Ape social.

In prospettiva, qualora non si facesse nulla in merito allo scatto di anzianità automatico, molti lavoratori vedrebbero la pensione soltanto dopo aver compiuto 70 anni. Uno scenario, per i sindacati, da scongiurare, da allontanare quanto più possibile.

Gli altri temi da discutere

Ponendo come primo obiettivo il rallentamento dell'aspettativa di vita, la sindacalista rilancia gli altri temi che insieme ai rappresentanti del governo discuterà nel corso dei tavoli di confronto attesi presso la sede del Ministero del Lavoro tra fine agosto e gli inizi di settembre, salvo poi proseguire nelle settimane successive.

Tra le conferme troviamo il capitolo riguardante le pensioni dei giovani. L'ultima idea è stata quella rilanciata qualche tempo fa da Nannicini, che aveva presentato un'idea sulla base della quale le nuove generazioni, dopo 20 anni di contributi, avrebbero avuto una pensione minima di 650 euro (30 euro in più per ogni anno di lavoro aggiuntivo).

L'altro tema su cui ci sarà un confronto con il governo sarà quello della perequazione per gli attuali pensionati. Un argomento spinoso, sul quale sono attese novità importanti in autunno. Se le cose per l'esecutivo dovessero volgere al peggio, rischieremmo di trovarci in una situazione in cui altri interventi pensionistici potrebbero essere rivalutati, se non cancellati. Non dimentichiamo infine la proroga di Opzione Donna al 2018, citata dai sindacati nel loro programma, riguardo alla quale nella giornata di ieri si è discusso a lungo sui social, dopo la pubblicazione di una tabella che mostrerebbe i risparmi per 24 miliardi di euro se ci fosse l'estensione di OD al prossimo anno.