La Ragioneria di Stato si mette di traverso riguardo al tema Pensioni e le possibili novità a partire da settembre sull'aspettativa di vita e la riforma Fornero. Non sono notizie positive per i lavoratori quelle che arrivano direttamente dalla Ragioneria, che spiega come eventuali modifiche all'attuale sistema pensionistico del Paese potrebbero causare delle conseguenze negative sull'intero sistema, di fatto indebolendolo. Un richiamo che, ad oggi, potrebbe congelare di fatto qualsiasi discorso legato al rinvio della speranza di vita e ad altre modifiche da applicare alla riforma Fornero, che ha al suo interno una clausola che forse non tutti conoscevano, tirata in ballo proprio dalla Ragioneria nelle ultime ore.

Rinvio aspettativa di vita, l'altolà della Ragioneria di Stato

Inizio di agosto da dimenticare per i milioni di italiani che si trovano in vacanza o che sono ancora al lavoro, in attesa di andare in ferie. La Ragioneria di Stato prende una posizione netta in merito al possibile slittamento dell'adeguamento dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita a partire dal 2019, come richiesto in tempi non sospetti da Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, i due presidenti delle Commissioni Lavoro, rispettivamente alla Camera e al Senato. Il rapporto redatto dalla Ragioneria sulla spesa per le pensioni non mostra alcun tentennamento sul fatto che il sistema pensionistico italiano debba restare tale anche negli anni a venire, con intatte le misure riguardanti gli scatti dell'età pensionabile legati appunto alla speranza di vita, secondo i dati resi noti dall'Istat (il prossimo aggiornamento è atteso per l'inizio dell'autunno).

Secondo la Ragioneria, il mantenimento del sistema è indispensabile per consentire ad un Paese con un alto debito pubblico come il nostro di continuare a sostenere il livello delle prestazioni.

La clausola della riforma Fornero

Sempre nel suo rapporto, la Ragioneria di Stato ricorda come all'interno della riforma pensioni Fornero sia contenuta una clausola di salvaguardia richiesta dalla Commissione e dalla Banca centrale europea (Bce) secondo cui dal 2021, anche in assenza di adeguamenti dell'età pensionabile legati all'aspettativa di vita, si andrà in pensione necessariamente all'età anagrafica minima di 67 anni.

Nessuno, a memoria, prima d'ora, negli ultimi mesi, aveva citato tale clausola presente all'interno della Legge Fornero, che di fatto vanifica qualsiasi richiesta al governo da parte dei sindacati e dei diversi partiti politici di far slittare, rinviare, lo scatto di anzianità previsto tra due anni, nel 2019. Se non sarà tra due anni, lo sarà nel 2021, quando si andrà in pensione a 67 anni, come richiesto esplicitamente dalla Commissione europea e dalla Bce.

I dubbi, tra i lavoratori italiani, sono leciti: perché parlare, pubblicizzare, il rinvio o addirittura il blocco dell'aspettativa di vita sapendo che dal 2021 scatterà ugualmente l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni?