Si riaccende la discussione sull'adeguamento all'aspettativa di vita e sul conseguente innalzamento dell'età di uscita ordinaria dal lavoro a 67 anni. Come ormai sanno bene i lettori della nostra rubrica "Parola ai Comitati" e della pagina Facebook "Riforma Pensioni e lavoro", la vicenda ha visto susseguirsi nelle scorse settimane diversi scambi dai toni molto accesi tra Governo, Parlamento e sindacati. Nonostante un intervento correttivo sia stato discusso da tempo e controfirmato nel verbale di accordo con le parti sociali risalente allo scorso settembre, l'esecutivo non sembra pronto ad intervenire nel breve termine per sterilizzare il prossimo incremento.

Uno scatto che è previsto solo nel 2019, ma che potrebbe adeguare di 5 mesi tutti i criteri di quiescenza e non solo quelli legati alla pensione di vecchiaia. Vediamo insieme le ultime dichiarazioni al riguardo giunte dal Viceministro Morando nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Età di pensionamento, per Morando sarebbe un errore bloccare l'AdV

Le ultime dichiarazioni di area governativa sugli adeguamenti all'aspettativa di vita arrivano dal Vice Ministro Enrico Morando, che sottolinea innanzitutto come le risorse da impiegare nella prossima Manovra siano limitate. Durante un'intervista concessa per il quotidiano La Repubblica, ha quindi spiegato che "sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all'occupazione giovanile", visto che in merito al punto si è già investito molto con la legge di bilancio 2017.

Per questo motivo, il Governo ritiene ora più indicato scegliere pochi obiettivi sui quali agire in senso strutturale, ad esempio con un intervento in favore dell'occupazione giovanile.

Sui giovani si punta a tagliare il cuneo fiscale

Proprio in merito a quest'ultimo punto, Enrico Morando suggerisce come migliore l'ipotesi di tagliare il cuneo fiscale e contributivo, pensando ad un suo dimezzamento durante il primo biennio di assunzione.

L'idea è di favorire i giovani lavoratori fino ai 30 - 33 anni di età, con un primo impegno a scadenza che però nelle intenzioni dovrebbe divenire definitivo. In questo senso, si pensa ad esempio "ad una riduzione del 4%", divisa a metà tra lavoratore e impresa.

Dal Parlamento si chiede un rallentamento degli adeguamenti

Tornando alla questione dell'aspettativa di vita, di opinione diversa è invece la posizione assunta dai Presidenti di Commissione lavoro di Camera e Senato, che di recente hanno preso congiuntamente posizione contro il prossimo incremento chiedendo un rallentamento degli scatti automatici.

"La salita va rallentata, considerando che nel 2015 l'aspettativa di vita è diminuita" ha spiegato l'On Damiano, ricordando che lo stesso Mef "nel suo rapporto del 2016 ha rilevato il problema e parlato di un adeguamento contenuto rispetto a quello ipotizzato". Parla invece della necessità di una riflessione il Senatore Sacconi, che chiede di "rallentare l'automatismo per garantire una minima fase di transizione alle generazioni adulte" ed un ripensamento su quelle riguardanti le nuove generazioni. Resta il fatto che alla metà di agosto le posizioni tra le parti risultano ancora distanti. Un gap che se non sarà colmato nel breve termine, prospetta una discussione accesa per la prossima ripresa dei lavori.

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