In vista del prossimo incontro fra il Governo Gentiloni e le tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano avrebbe esposto le priorità da affrontare che potrebbero salire sul treno delle prossima Legge di Stabilità.

Ecco gli argomenti da affrontare

Ancora tante parentesi aperte che meritano una discussione a margine del vertice previsto per la fine di settembre. Ad ottobre, infatti, dovrebbe iniziare la stesura della Legge di Stabilità 2018 che molto probabilmente entrerà in vigore a partire dal prossimo 1 gennaio.

Dal blocco dell'aumento dell'età pensionabile, all'estensione dell'Ape Sociale e del meccanismo di Quota 41 a favore dei lavoratori precoci, al riconoscimento dei lavori di cura e assistenza per le donne, alla pensione di garanzia per le giovani generazioni fino all'introduzione di un'uscita più flessibile.

Per Damiano necessaria la Quota 100

Sono questi gli argomenti prioritari che potrebbero salire sul treno della nuova manovra finanziaria colmando tutti i vuoti lasciati dalla precedente Legge di Bilancio. In primo luogo andrà affrontato il problema legato all'adeguamento dei requisiti alla speranza di vita che a partire dal 2019 determinerà un aumento dell'età pensionabile. E non mancano le proposte da parte dei sindacati che ormai da mesi conducono la loro battaglia per evitare l'aumento di ulteriori 5 mesi dell'età per la pensione.

Da rivedere anche il riconoscimento dei lavori di cura e assistenza ai fini contributivi per le lavoratrici, in modo tale da facilitare loro l'accesso al pensionamento.

Di fondamentale importanza anche l'ipotesi lanciata dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano ed inerente alla cosiddetta Quota 100 che darebbe la possibilità a migliaia di lavoratori di lasciare anticipatamente il lavoro nel momento ritenuto più opportuno ovvero, dopo il raggiungimento di almeno 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi effettivamente versati, oppure 63 anni di età e 37 anni di contribuzione o, ancora, 64 anni di età e 36 anni di contributi versati.

Si tratta di un'ipotesi depositata in Commissione Lavoro alla Camera nel 2015 ma che tuttora non ha ricevuto una risposta esaustiva da parte dell'Esecutivo.

Di certo una parentesi potrebbe riaprirsi anche per l'estensione dell'Ape Sociale e della Quota 41 a favore delle categorie rimaste escluse.