È una vera e propria "fuga di cervelli" quella che sta avvenendo in Italia da qualche anno a questa parte. Secondo il dossier del centro studi Idos, sono 285mila gli italiani - per la maggior parte giovani - che nel 2016 hanno abbandonato il nostro paese per recarsi all'estero in cerca di migliori opportunità di lavoro. Sarebbero addirittura più dei migranti approdati sulle nostre coste. Purtroppo, qui da noi, non riescono a trovare un'occupazione, e quando ciò raramente accade, le retribuzioni sono di gran lunga inferiori rispetto a quanto garantito dagli altri paesi europei.

Generazione bruciata

Sono soprattutto laureati, diplomati e dottori di ricerca coloro che tentano la fortuna di individuare lontano dai confini nazionali un posto di lavoro adatto al loro livello di istruzione, raggiunto con fatica dopo tanti anni di studi e sacrifici. Le mete preferite sono nazioni come la Germania, il Regno Unito, l'Austria, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera, ma non mancano anche coloro che emigrano negli Stati Uniti, Canada, Argentina, Venezuela e Brasile. Lo Stato italiano ha investito poco - per non dire quasi nulla - rispetto agli altri paesi membri dell'UE nella loro formazione. Si stima una spesa di circa 8,8 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati statistici.

Crisi economica

La crisi economica esplosa negli Stati Uniti nel 2007 e diffusasi rapidamente in tutto il mondo ha favorito, quasi sicuramente, il crescente flusso migratorio italiano. Del resto gli italiani, storicamente parlando, sono sempre stati un popolo di emigranti, ma se nei secoli scorsi a partire erano soprattutto coloro che appartenevano alle fasce più povere della popolazione, ovvero analfabeti e disperati, oggi invece si tratta di professionisti, imprenditori, ecc., ossia soggetti dotati di una cultura e preparazione tecnico-scientifica di alto livello che, nel nostro Paese, ricevono solamente "schiaffi in faccia".

Questa situazione comporta gravi ripercussioni sulla nostra economia in termini di progresso culturale, tecnologico e di risorse umane. Il maggior numero di partenze si registra soprattutto dal Sud Italia, ma anche le regioni del Nord non sono da meno. Tale tendenze è confermata anche dall'AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) che, anno dopo anno, sta aumentando in modo considerevole.

I giovani talenti e il merito, in Italia, ormai sembrano non contare più nulla, e di conseguenza si emigra in quei luoghi dove la propria formazione e le lecite ambizioni possano essere riconosciute e apprezzate per raggiungere quella stabilità economica tanto agognata.