La pensione di vecchiaia oggi si centra con 66 anni e 7 mesi di età e con almeno 20 anni di contributi versati. Esistono però numerose possibilità offerte dalla normativa vigente per quanto riguarda uscite anticipate rispetto al vincolo della pensione di vecchiaia. Tutte uscite queste che saranno modificate dal 2019, per la questione dell’aspettativa di vita di cui tanto si parla oggi. Sono numerose le proposte da parte di esponenti politici bipartisan e da parte dei sindacati che spingono per detonare il rischio che dal 2019 i requisiti previdenziali vengano ulteriormente, dal Governo e dall’Inps però continuano a sottolineare come la stabilità del sistema previdenziale italiano non possa fare a meno di adeguare i requisiti delle Pensioni al meccanismo dell’aspettativa di vita.

Niente più pensione di anzianità

C’era una volta la pensione di anzianità, perché dall’ingresso in scena della riforma Fornero la misura pensionistica indipendente dall’età anagrafica è stata sostituita dalla pensione anticipata. Oggi questa si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini, mentre 41 e 10 mesi per le donne. I dati Istat che usciranno come di consuetudine a fine anno, certificheranno l’aumento della vita media degli italiani: questo aumento influirà anche sulle pensioni anticipate che supereranno i 43 anni di contributi necessari, con il dato che sarà equiparato tra donne e uomini come diktat dell’Europa Unita.

Come riporta il quotidiano “La Repubblica” del 9 agosto, il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha dichiarato che distaccare le pensioni dall’aspettativa di vita non è possibile.

Boeri però apre a non considerare tutti i lavori uguali tra loro e quindi a calcolare diverse aspettative di vita in base al lavoro svolto. Così probabilmente nel prossimo incontro tra Governo e sindacati di fine agosto l’aspettativa di vita diventerà argomento centrale della discussione, proprio alla luce di correggere e sistemare questo particolare tassello delle pensioni future.

Scivoli e deroghe

Le donne hanno quindi un canale agevolato di un anno rispetto agli uomini quando si tratta di richiedere la pensione anticipata. Negli ultimi tempi balena l’idea di rendere più agevole l’accesso alle donne anche per le due novità previdenziali dell’ultima manovra di bilancio, cioè Ape e quota 41. Differenze di genere che dalla UE vogliono eliminare ma che in Italia sono argomento da trattare con le pinze.

Questo per agevolare quelle donne che hanno dedicato gran parte della vita alla famiglia, sacrificando evidentemente la carriera ed il lavoro: tre anni di sconto per le donne oppure un anno per ogni figlio partorito, queste le idee per il futuro. Senza considerare che per le donne c’è lo scivolo della pensione anticipata a 57 anni e 7 mesi, con 35 di contributi: si tratta di opzione donna, che però, salvo l’intervento che la prolunghi a tutto il 2018, cesserà gli effetti a dicembre. Una pensione opzionale e flessibile, con un discreto anticipo in termini di età pensionabile, ma che chiede alle lavoratrici di lasciare percentuali a volte superiori al 30% di pensione. Da maggio in scena anche quota 41, scivolo per coloro che hanno un anno di contributi prima dei 19 anni di età, i cosiddetti precoci.

Non bastano però 41 anni di contributi per tutti, perché è necessario anche risultare disoccupati, invalidi, caregives o alle prese con una delle 11 categorie di lavori gravosi istituite dal Governo nella Lege di Stabilità. Deroga Fornero o deroga Amato invece sono misure per la pensione anticipata che sono appannaggio di pochi soggetti che devono rispettare tutti particolari requisiti. Con il cosiddetto salvacondotto della deroga Fornero si esce a 64 anni di età, se al 31 dicembre 2012 si avevano chiuso 35 anni di contributi e 61 di età, oppure 60 anni di età e 36 di contributi. Per le donne ne bastano invece 20, sempre prima del 2013. Con la Amato invece, bastano solo 15 anni di contributi ma bisogna essere stati autorizzati ai versamenti volontari entro il 1993. In alternativa, sempre entro il 1993 bisogna aver chiuso 15 anni di contributi versati.