Nelle ultime notizie segnalate abbiamo dato ampio spazio alle nuove richieste dei sindacati, rese note attraverso un documento unitario inviato ieri all'attenzione del Governo. Per cercare di rendere più chiara la situazione abbiamo deciso di fare un breve focus in merito alle proposte di modifica relative all'APE sociale ed alla quota 41. Vediamo insieme di cosa si tratta nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Pensioni anticipate e APE Sociale: ecco le richieste dei sindacati

Partiamo dall'uscita flessibile tramite APE sociale. Sappiamo già che la misura consente il prepensionamento a partire dai 63 anni di età e con un montante contributivo di 30-36 anni, a seconda della specifica situazione di tutela.

Con il nuovo documento unitario i sindacati chiedono innanzitutto di ampliare le categorie di lavoratori che rientrano nelle cosiddette attività gravose. Contestualmente, si suggerisce di abbassare a 30 gli anni di contribuzione utili per poter beneficiare del provvedimento rispetto a chi ha svolto lavori gravosi. Si chiede inoltre di ridurre i criteri dell'APE sociale di un anno per ogni figlio (con un tetto massimo di tre anni) per le lavoratrici ed in generale di semplificare i criteri di accesso.

Pensioni flessibili: superare le criticità di fruizione delle opzioni

Anche in riferimento alla nuova Quota 41 dei lavoratori precoci, così come per l'APE sociale, le richieste dei sindacati riguardano il superamento delle criticità emerse, soprattutto in relazione ai disoccupati e ricollocati.

Si chiede quindi l'estensione del meccanismo di prepensionamento a chi ha svolto lavori a tempo determinati. Medesima istanza per chi è stato licenziato e non ha maturato il diritto a ricevere sussidi e ammortizzatori sociali, ad esempio per carenze nei requisiti contributivi utili a conseguire la Naspi. Per i lavori gravosi si domanda di riformulare i criteri di fruibilità affinché i requisiti siano riscontrabili in almeno sette anni all'interno dell'ultimo decenni odi lavoro.

Infine, le parti sociali chiedono di poter far valere i contributi versati all'estero e di arrivare ad una semplificazione delle procedure di certificazione e di accesso alle opzioni di flessibilità.

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