Subito dopo l’incontro tra Esecutivo e sindacati del 13 settembre scorso il quadro sulla situazione della riforma previdenziale da impostare nella prossima Legge di Bilancio è apparso più chiaro. I sindacati hanno elencato una serie di provvedimenti necessari per cercare di detonare il più possibile e per più soggetti possibile, la pesantezza della Legge Fornero. Il Governo, con il Ministro Poletti, ha ribadito come le coperture finanziarie da trovare per i provvedimenti, sono esigue. Il Ministro del Lavoro ha parlato di sentiero stretto dove muoversi proprio in riferimento alle risorse disponibili.

Le operazioni adesso sono in pausa, con i prossimi incontri che saranno calendarizzati ad ottobre, dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento sul DEF che è l’atto dopo il quale si potrà iniziare a parlare di cifre e di soldi da spendere per l’Esecutivo. Non tutto è perduto però per quanti si aspettano buone nuove in tema Pensioni, perché dati economici di fresca elaborazione hanno portato al rialzo le previsioni sul PIL ed anche se non si potrà spendere tutto per le pensioni, soldi freschi in cassa autorizzano all’ottimismo. Quota 100, aspettativa di vita da fermare e sconti per le donne oggi sembrano più fattibili ed i sindacati tornano alla carica.

Le richieste sindacali

Secondo il quotidiano il Giornale, con un articolo del 21 settembre, si tratta di una specie di lista della spesa, quella che i sindacati hanno presentato al Governo.

Le tre sigle sindacali presenti agli incontri, ieri 20 settembre, in maniera unitaria hanno presentato un documento con cui elencano le priorità da affrontare in tema pensionistico nella ormai prossima Legge di Bilancio. Si parte come sempre dal pericolo di far arrivare le pensioni a 67 anni dal 2019. Questo quello che succederà se le previsioni riguardo all’aspettativa di vita verranno confermate.

Ad oggi si tratta di una eventualità, anche se molto probabile, perché l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita non è un meccanismo automatico. Si deve passare da un decreto Interministeriale che deve confermare l’aumento.

Le ultime dichiarazioni dell’INPS tramite il Presidente Boeri e della Ragioneria di Stato, inducono al pessimismo.

Questo perché l’aumento delle pensioni di vecchiaia a 67 anni e quelle anticipate a 33 anni e 3 mesi di contributi ipotizzato a partire da gennaio 2019, serve per la stabilità del sistema previdenziale. Un pericolo che per i sindacati va detonato assolutamente, tenendo in considerazione chi svolge lavori talmente pesanti da sconsigliarne la permanenza in tarda età o chi è disoccupato o con problemi familiari. Lavori di cura e donne lavoratrici sono il secondo oggetto del documento dei sindacati. L’apertura del Governo a sconti per le lavoratrici di 6 mesi per ogni figlio avuto, in materia di Ape sociale sembra essere prontamente rientrata. Per i sindacati occorrerebbe inserire misure che tutelino chi sacrifica carriere e lavoro per la cura della famiglia, per assistere familiari disabili o per mettere alla luce i figli.

Un anno di sconto per figlio è la posizione delle parti sociali al quale vanno aggiunte poi le richieste relative al TFR per gli statali, alla pensione di garanzia e al ritorno all’indicizzazione delle pensioni ante Fornero.

8 miliardi freschi?

Probabilmente ciò che ha spinto i sindacati a tornare a richiedere fortemente ed ufficialmente questi interventi è la notizia che la previsione sulla crescita del PIL è superiore alle attese. Questo significa che ci sarebbero tra i 7 e gli 8 miliardi da poter spendere nella prossima manovra di Bilancio. Anche quota 100 torna di stretta attualità, se è vero che come sempre, a Damiano o alla Lega che la hanno proposta è stato sempre ribadito il concetto che la difficoltà nel metterla in atto è sempre quella finanziaria.

Soldi freschi in campo che potrebbero servire anche per alcune esigenze di cui meno si è parlato negli incontri. Per esempio il TFR dei lavoratori statali che per i sindacati andrebbe erogato subito e non come oggi che viene percepito a rate e dopo che il lavoratore è andato in pensione.

Soldi che potrebbero mettere la parola fine al blocco dell’indicizzazione delle pensioni voluto dalla Fornero e bocciato dalla Corte Costituzionale. L’adeguamento delle pensioni all’inflazione poi dovrebbe avere maglie più larghe secondo i sindacati, così come dovrebbero essere messe subito in atto forme di garanzia per le pensioni future dei giovani o sconti a chi volesse adoperare la previdenza integrativa. Un lista lunga su cui le parti sociali attendono risposte, un vero richiamo al buon senso per il Governo come ribadito dal Segretario della CISL, Furlan.