Sarebbero migliaia le lettere in arrivo ai pensionati italiani con l’Inps che chiede agli stessi di restituire soldi erogati in più sulle rispettive Pensioni. Questo l’allarme dato dalla Fipac, sindacato dei pensionati in orbita Confesercenti. A dire il vero, missive di questo genere non sono una autentica novità, perché sembra ormai prassi che l’Istituto di Previdenza, periodicamente, chieda a pensionati ignari di aver percepito di più, la restituzione delle somme. Una lettera con cui da un giorno all’altro un pensionato si trova ad essere indebitato, spesso per grosse cifre, nei confronti dell’Inps è sicuramente una situazione spiacevole.

Il sindacato ha scritto al presidente Boeri chiedendo spiegazioni, ma intanto le norme e alcune sentenze dei tribunali possono venire incontro ai malcapitati pensionati.

L’Inps nel giusto?

La Legge consente in qualsiasi momento all’Istituto di Previdenza di chiedere la restituzione di somme erogate indebitamente. La richiesta della Fipac è di chiarire meglio la situazione, per evitare un probabile shock per i pensionati e per meglio valutare la legittimità della pretesa da parte dell’Inps. La Fipac fa riferimento ad una sentenza della Cassazione di qualche mese fa che ha stabilito regole e criteri fissi da applicare alle eventuali pretese dell’istituto. La Cassazione stabilì a suo tempo che le somme erogate, secondo l’Inps, in più ai pensionati, non sempre possono essere inserite in una richiesta di restituzione.

Necessario il verificarsi di una determinata situazione relativa al dolo del pensionato. In parole povere, se è l’Inps a sbagliare calcolo, cioè ad erogare soldi in più al pensionato, nessun risarcimento può essere vantato dall’Ente erogatore e colpevole dell’errore. Diverso il caso in cui sia stato il pensionato ad attuare azioni dolose con l’intento di farsi dare soldi in più sull’assegno previdenziale.

Il classico esempio del tenere nascoste altre forme di reddito al fine di percepire le prestazioni aggiuntive collegate alla situazione reddituale del pensionato, oppure il non aver comunicato l’uscita di un figlio dal proprio carico di famiglia per percepire l’assegno familiare, rientrano nelle fattispecie di azioni dolose.

Non si tratta di casi isolati

La stragrande maggioranza delle pensioni erogate dall’Inps, soprattutto quelle di importi relativamente bassi, hanno una parte considerevole di quanto erogato, collegata al reddito. pensioni sociali e pensioni ai superstiti sono tra le più comuni in questo senso. Il modello Red, che è la comunicazione annuale che il pensionato dovrebbe inviare all’Istituto, per la conferma delle prestazioni pensionistiche erogate è un obbligo per i pensionati che non presentano le dichiarazioni dei redditi (730 e modello Unico). La mancata presentazione del Red è un caso di colpa da parte del pensionato che potrebbe validare l’eventuale richiesta di rimborso del surplus erogato. Per coloro che presentano le dichiarazioni dei redditi è l’Inps che risulta obbligata ad utilizzare le dichiarazioni per ricalcolare gli assegni.

In questo caso, eventuali richieste di risarcimento sono da considerare illegittime se pervenute ai pensionati dopo il 31 dicembre dell’anno successivo rispetto a quello in cui si presenta la dichiarazione dei redditi. Nella missiva inviata a Boeri, la Fipac, chiede se le richieste possano essere considerate casi isolati oppure se l’Istituto abbia iniziato una vera operazione su vasta scala. La Fipac chiede di aprire una discussione con le parti sociali di rappresentanza per i pensionati al fine di evitare cause in tribunale e ricorsi a macchia d’olio.