Finisce in Parlamento la questione delle numerosissime domande respinte per Ape Sociale e Quota 41 che in questi giorni stanno arrivando ai richiedenti. Misure che adesso sono esplose in tutte la loro criticità, con oltre il 70% delle domande presentate respinte dall’Inps, tra problemi di requisiti stringenti, aumentati per la restrittiva interpretazione dell’Inps. Evidente la necessità di fare chiarezza sulle due grandi novità previdenziali entrate in scena nel 2017. Il Governo ha pronta la soluzione che verrà prodotta nella nuova manovra finanziaria.

La notizia ha i crismi dell’ufficialità perché lo ha dichiarato il sottosegretario al Welfare Biondelli durante le interrogazioni in commissione Lavoro a Montecitorio.

Il ministero del Lavoro ha già messo una toppa al problema

La notizia fuoriesce dalla risposta che la Biondelli ha dato ad una interrogazione della Lega Nord durante i lavori in Commissione. L’interrogazione della Lega mirava a chiedere delucidazioni al Governo circa le reiezioni delle domande pervenute dai precoci per quota 41 e da quanti avevano richiesto l’accesso all’Anticipo Pensionistico sociale. Un primo passo verso la risoluzione delle evidenti criticità fuoriuscite dalle recenti risposte dell’Inps ai richiedenti, lo ha fatto il ministero del Lavoro.

La Biondelli ha ribadito come Poletti abbia provveduto a fornire all’Istituto di Previdenza Sociale alcuni chiarimenti circa l’interpretazione che l’Inps deve dare alla normativa delle due misure. Lasciando il diritto all’autonomia decisionale dell’Istituto il ministero ha però spronato l’Inps ad allargare le maglie delle misure, per evitare che per cavilli normativi, la maggior parte dei richiedenti si vedesse respingere le istanze.

Un esempio può essere la reiezione che l’Inps ha applicato alle domande di coloro che pur rispettando i requisiti relativi al termine della Naspi, si sono visti respingere la domanda perché durante i 3 mesi successivi all’incasso dell’ultimo assegno di disoccupazione, hanno lavorato anche un solo giorno retribuito con i voucher.

Un cavillo interpretativo perché anche per un solo giorno retribuito con i buoni lavoro, il richiedente l’Ape (ma anche quota 41), non ha rispettato i 3 mesi di assenza di reddito necessari per rientrare nelle misure.

Cosa cambia?

Si allargano le maglie, quindi, con il ministero che ha chiarito all’Inps come vuole che debba operare l’Istituto. Lo stato di disoccupato per un richiedente l’Anticipo Pensionistico o lo scivolo precoci non viene intaccato da chi presta lavoro occasionale retribuito con voucher. Solo in presenza di nuove assunzioni con contratto di lavoro subordinato, anche a termine ed anche inferiore a 6 mesi, il soggetto interessato perderebbe lo status di disoccupato. Per i precoci invece, le reiezioni delle domande, nella stragrande maggioranza dei casi, sembrano provenire dal requisito dei 6 anni di lavoro gravoso svolti negli ultimi 7 anni prima della presentazione delle istanze.

Dal ministero il diktat all’Inps circa la necessità di proseguire l’istruttoria delle domande prima di bocciarle. In pratica si chiede all’Istituto di dare corpo all’incrocio dei dati in suo possesso, coinvolgendo tutti i soggetti necessari al fine di stabilire se davvero il lavoro e le mansioni svolte da questi precoci, siano da considerare gravose.