Le ultime novità sulle pensioni precoci sono allarmanti e giungono da Gabriella di Michele, direttore generale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, al termine di una recente audizione alla camera dei deputati. Il 15 ottobre si sono concluse, ha precisato, le operazioni di verifica dei requisiti per quanti hanno presentato la prima istanza, siano essi desiderosi di accedere con la Quota 41, quanto con l'ape sociale, ma pochissimi ce l'hanno fatta. Nello specifico il 64.9 % delle richieste ape sociale è stato bocciato e solo il 28% dei lavoratori precoci hanno ottenuto il via libera alla pensione anticipata.

Perché si chiedono i lavoratori?

Pensioni anticipate con Ape sociale e quota 41 restano un miraggio

Abbiamo avuto modo di confrontarci con il precoce Rocco Puppo che si è visto rifiutare la sua domanda di richiesta di accesso alla pensione anticipata con quota 41 e non ne comprende le ragioni. L'Inps non ha ancora inviato comunicazione scritta a tutti i singoli per esplicitare le ragioni del rifiuto, questo ovviamente ha alimentato ancor più il caos. Il lavoratore precoce, a cui abbiamo deciso di dare voce, attraverso la sua testimonianza chiede pubblicamente lumi all'Inps sulla sua pratica, ma più in generale mette in dubbio i criteri di verifica dell'Inps. Cosa ha influito nel rigetto del 70% delle domande presentate?

Quali cavilli, oltre ai già rigidi paletti di accesso imposti, hanno impedito che oltre la metà dei precoci potesse ambire, dopo 41 anni di servizio, alla pensione? Riportiamo fedelmente la biografia lavorativa del lavoratore precoce sperando che qualcuno intenda farsi carico del suo caso e fornire una risposta adeguata.

Pensioni precoci, l'ennesimo ingiustificato rifiuto dell'Inps, Rocco non ci sta e denuncia il caso

"Sono un capostazione di Napoli, precoce, ed fatto domanda per il riconoscimento del diritto alla pensione in quanto abitualmente svolgo oltre 64 notti annue, ma mi è stata negata. Ho dunque domandato lumi all'impiegata dell'INPS di competenza, che mi ha detto che il motivo del diniego sta nel fatto che non ho presentato le timbrature degli ultimi sette anni che attestano la mansione svolta di notte, sebbene, e qui sta il paradosso, sulla busta paga venga evidenziata la voce "indennità notturna".

Prima di fare domanda mi sono ovviamente informato e considerato che per il dipendente deve far fede il modello ap116 del datore di lavoro, che in questo caso specifico, per giunta, è un ente pubblico ed in quanto tale ancor più degno di fede, mi pare che tale richiesta delle timbrature sia, mi perdoni il termine, un' invenzione dell'INPS non evidenziata nella circolare 99".

A quanti è capitato un caso analogo? chi avesse voglia di raccontarcelo restiamo a disposizione per rendere pubblica la storia e cercare di fare chiarezza sulle ragioni del rifiuto da parte dell'Inps. Confidiamo che il nostro portale diventi per voi, iscrivendovi attraverso al seguente link, un posto in cui poter finalmente trovare risposte.