Adesso è tutto chiaro, la Legge Fornero non piace a nessuno, ma fa comodo alle casse dello Stato e diventa intoccabile. Questo quanto si evince dalle audizioni parlamentari in materia Documento di Economia e Finanza. Audizioni che hanno visto tra i principali attori anche la Corte dei Conti e Bankitalia. L’economia del paese non può permettersi di cancellare di netto l’ultima vera riforma previdenziale a memoria di italiano, quella Fornero. Anzi, non si può evitare di mettere in atto quello che proprio l’ultima Legge Fornero aveva previsto per gli anni successivi, fino al 2019.

In pratica, tutte le richieste dei sindacati per quanto riguarda l’aspettativa di vita ed il suo ipotetico blocco, non potranno essere prese in considerazione, nonostante la manifestazione di protesta già indetta per il 14 ottobre. A rischio tutto il sistema pensionistico, come tempo fa ribadiva il Presidente dell’Inps Boeri e come avvertivano i tecnici della Ragioneria di Stato.

Conti pubblici da tutelare

Anche la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, per quanto di sua competenza, è stata chiamata a dare il parere sulla nota di aggiornamento del DEF. Un parere positivo quello della Commissione che fa capo al Presidente Cesare Damiano, ma con diversi appunti. Uno dei tanti, quello che chiede al Governo di bloccare l’aumento delle Pensioni a 67 anni previsto per il 2019 e che deriva proprio dall'aumento della vita media degli italiani.

Un aumento ipotetico, perché proprio la commissione, negli appunti mossi al Governo sul DEF ed in previsione della Legge di Bilancio, chiede all’Esecutivo di prendere tempo e di spostare al 2018 ogni decisione di questo tipo. Il tutto per verificare se il trend della vita media degli italiani, continuerà a calare come i dati Istat dell’anno 2015 dimostrano.

Inps, Ragioneria di Stato, Corte dei Conti e Banca d’Italia però fanno squadra e sottolineano che bloccare il meccanismo che sortirà gli effetti nel 2019, metterebbe a rischio la sostenibilità del sistema. Ma la Corte dei Conti, con le parole del suo presidente Arturo Martucci, oltre che al meccanismo dell’aspettativa di vita, dice che il sistema non può esimersi dal modificare i coefficienti di trasformazione dei contributi in pensione.

Anche in questo caso, una modifica che porterà risparmi alle casse dello Stato, come previsto dalla Fornero, ma che penalizzerà ancora una volta i pensionati per quanto riguarda gli importi degli assegni pensionistici.

Modifiche anche senza riforma

La CISL è uno dei sindacati che fin dall’inizio siede ai tavoli della trattativa che presto riprenderà con nuovi incontri. Anche la CISL, più precisamente la sua branca che si occupa di esodati, la EsoFirst ha partecipato alle audizioni in Commissione al Senato. Per gli esponenti della sigla sindacale i dati Istat sulla crescita, dimostrano che nel primo semestre di quest’anno, la crescita sia superiore alle aspetative. Un motivo in più per allargare le maglie e depenalizzare i pensionati a cui fin dai tempi della Fornero, la crisi ha imposto pesanti sacrifici.

quota 100 per esempio, così come proposta dal DDL 857 di Damiano, sarebbe argomento da mettere subito al centro del dibattito tra sindacati e Governo. Una misura che potrebbe entrare in scena senza per forza di cose andare a cancellare del tutto la Fornero. Far salire sul carro della prossima Legge di Bilancio anche quota 100 potrebbe essere una panacea per il sistema previdenziale. Ad oggi infatti sembrano certi gli interventi di estensione dei beneficiari di Ape sociale e quota 41, per quanto riguarda i lavori di cura e le donne lavoratrici e madri. Altri interventi come la conferma di opzione donna o un intervento strutturale sul tema della pensione alle donne che sacrificano carriera e lavoro per assistere i figli o i familiari disabili restano argomenti popolari, ma difficili da andare ad approntare.