Una dotazione di 20 milioni di euro all’anno per il triennio 2018-2019-2020, questo quanto prevede un emendamento alla Legge di Bilancio per la questione caregivers. Si tratta di un aiuto alle famiglie che hanno al loro interno soggetti bisognosi di assistenza, cioè anziani non autosufficienti, invalidi e percettori dell’assegno di accompagnamento. Nell’emendamento la persona a cui si rivolge questo aiuto è il soggetto che presta assistenza al bisognoso. La misura è ancora allo stato di proposta, anche se la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera all’unanimità.

Probabile quindi che la proposta diventi parte integrante della manovra finanziaria che dovrebbe essere approvata entro la metà di dicembre per far entrare in vigore tutti i provvedimenti da essa previsti dal 1° gennaio 2018.

Aiuto per i caregivers

Come riporta l’edizione del quotidiano di Roma “Il Tempo”, l’emendamento con prima firmataria la parlamentare del Gruppo Misto Laura Bignami, prevede 60 milioni di euro a coprire tutti i provvedimenti legislativi volti a dare maggiore importanza e copertura economica al ruolo del caregiver, cioè della persona che presta assistenza ad un familiare malato e non più autosufficiente. Il giusto riconoscimento per questa categoria di soggetti è l’obbiettivo prefissato dalla proposta.

Un obbiettivo che non è solo ed esclusivamente quello di dare soldi ai caregivers, ma anche di coprire altre situazioni a partire dai contributi figurativi e la pensione anticipata per quanti non possono lavorare perché hanno necessità di prestare assistenza continuativa ai propri cari non autosufficienti.

Adesso bisogna fare chiarezza su come funzionerà la misura

Secondo la Bignami la platea di soggetti potenzialmente interessati da questo fondo è molto vasta e le cifre stanziate non basterebbero per coprire gli oltre 3 milioni di soggetti non autosufficienti a cui prestano assistenza i caregivers. Ma non è questo il punto perché la Bignami sottolinea come non tutti i caregivers saranno trattati alla stessa maniera, perché non tutti hanno le stesse necessità.

Ipotizzare di dare sostegno a tutti i familiari che assistono persone con la Legge 104 o con l’assegno di accompagnamento non sarebbe equo perché non tutti sono davvero caregivers. Adesso bisognerà vedere come il fondo sarà utilizzato e ci sarà bisogno di interventi legislativi in questa ottica. Ad oggi si può ipotizzare che i soldi servano a pagare i contributi al soggetto prestatore di assistenza al malato, in modo tale da garantirgli una pensione futura degna. Potrebbero servire anche per consentire la pensione anticipata a soggetti considerati caregivers. Un vantaggio evidente però potrebbe essere il far utilizzare il fondo alle famiglie per coprire in tutto o in parte la spesa che le stesse sostengono per assumere una badante.

Una soluzione che permetterebbe a quanti non hanno la disponibilità economica per assumere una badante di provvedere a farlo e soprattutto di farlo a norma di Legge. Evidente che avere più soldi a disposizione per quanti hanno da aiutare un familiare con l’assunzione di una badante, renda più facile regolarizzare il rapporto di lavoro erogando stipendi congrui ed in linea con i Contratti Collettivi, un evento questo che sembra essere raro visto che spesso le badanti sono sottopagate.