Le due novità previdenziali del 2017 sono Ape Sociale e Quota 41. Le due misure tra il previdenziale e l’assistenziale destinate a soggetti in grave disagio fisico, lavorativo o di famiglia sono state un successo dal punto di vista delle domande pervenute in quello che è stato definito primo turno di istanze. Il successo numerico però si è scontrato con il flop relativo alle istanze ammesse al beneficio. L’Inps ha respinto il 70% delle domande pervenute entro lo scorso maggio e la percentuale è arrotondata al ribasso. Interpretazioni troppo restrittive dell’Inps per quanto riguarda il pacchetto normativo che accompagnava le misure, unite ai rigidi paletti e requisiti di accesso hanno prodotto questo risultato.

Molti dei vincoli che hanno portato l’Istituto di Previdenza Sociale a respingere le istanze sono stati rivisti e per la seconda tornata di domande sicuramente il numero delle accolte sarà maggiore. Il tempo però stringe perché, entro il 30 novembre, quanti credono di avere i requisiti di accesso devono obbligatoriamente presentare istanza.

I possibili beneficiari

Tanto per rinfrescare la memoria di quanti oggi sono confusi dalle innumerevoli voci e proposte che arrivano dalla lavorazione del pacchetto previdenziale da inserire nella Legge di Bilancio di fine anno, facciamo un sunto sui requisiti di accesso alle due misure. L’Ape sociale è il cosiddetto Anticipo Pensionistico a partire dai 63 anni di età.

Oltre all’età anagrafica bisogna essere disoccupati, invalidi o con invalidi a proprio carico o alle prese con le 11 attività gravose di cui oggi si continua a parlare per via dell’aspettativa di vita. Ogni singola categoria ha requisiti particolari da centrare. I disoccupati devono aver terminato di percepire l’indennizzo Inps per i senza lavoro, cioè la Naspi, da almeno 3 mesi.

L’aver lavorato durante questi mesi in attività saltuarie e retribuite con i voucher non influirà sul requisito di accesso e questo è un primo correttivo ad uno dei motivi principali che ha portato alla reiezione di numerose domande del primo turno. Per gli invalidi ma anche per i caregivers, la percentuale di inabilità prevista deve essere pari o superiore al 74%. Per chi ha familiari disabili a carico, la condizione di gravosità sul nucleo familiare deve essere pregressa di 6 mesi.

Disoccupati e soggetti alle prese con delle invalidità devono avere almeno 30 anni di contributi versati. Per le attività gravose, dagli edili alle maestre di asilo, serve che questa attività sia stata svolta in 6 degli ultimi 7 anni e va confermata da parte del datore di lavoro con un documento da allegare all’istanza. I lavori gravosi devono rispettare la condizione contributiva di 36 anni di versamenti previdenziali. Tutte queste stesse categorie sono le medesime che possono sfruttare l’anticipo per precoci con quota 41. Per costoro, senza nessun vincolo anagrafico, un anno dei 41 necessari deve essere stato versato prima dei 19 anni di età.

Nuova turnazione

Le risorse stanziate e l’alto numero di istanze previste originariamente (numeri rispettati dai dati Inps delle prime domande) hanno costretto il Governo a scindere in due blocchi i possibili richiedenti delle due misure.

Le istanze come dicevamo scadranno il prossimo 30 novembre. Per quanti maturano i requisiti generali e particolari delle misure entro il 31 dicembre prossimo, si tratta dell’unica possibilità rimasta per evitare il rischio di perdere mesi di anticipo e spostare le domande al 2018. Non si tratta delle domande di pensione, ma delle istanze di certificazione del diritto. In pratica i soggetti interessati sono chiamati a presentare una domanda all’Inps che deve certificare se il soggetto richiedente abbia o meno il diritto alle anticipate. Solo successivamente, andrà presentata la domanda di pensione vera e propria.