Oggi probabilmente si decidono le sorti di molti lavoratori che chiedono di anticipare l’età di uscita dal lavoro. A Palazzo Chigi, come calendarizzato da giorni sindacati e Governo limano i punti necessari a trovare l’accordo su quello che bisogna fare in Legge di Stabilità al capitolo pensioni. Il punto nevralgico della discussione e probabilmente dell’accordo che resta ancora difficile da trovare è sempre la detonazione dell’aumento di età pensionabile che scaturisce dall’aumento della vita media degli italiani. Si lavoro sul tema delle attività lavorative logoranti, i cosiddetti lavori gravosi per i quali sono allo studio soluzioni che permettano gli addetti a queste attività, di non subire l’inasprimento di età pensionabile che dal 2019 salirà a 67 anni.

Platee di attività lavorative gravose da allargare però non sono le sole novità che potrebbero emergere dal summit di oggi 13 novembre. Come riporta il quotidiano “Il Sole 24 Ore di oggi, si lavora su un ritocco che consentirebbe un sostanziale allargamento dei beneficiari dell’Anticipo Pensionistico a 63 anni. Ecco la novità dell’ultima ora e cosa potrebbe accadere.

Stop ai 36 anni di contributi da versare

L’Ape sociale è la versione di anticipo pensionistico che è destinata a soggetti in stato di disagio. Disoccupati, caregivers ed invalidi sono le categorie di soggetti che possono beneficiare dell’Anticipo Pensionistico a 63 anni con 30 anni di contributi. Soggetti senza lavoro o con problemi di salute a cui si aggiungono le 11 categorie di attività considerate dal Governo, nell’ultima manovra finanziaria dell’anno scorso, come lavori gravosi.

Per questi però servirebbero 36 anni di contributi come requisito principale per l’accesso all’anticipo. Adesso, come si legge nell’articolo del Sole 24 Ore, si pensa di scendere anche per questi soggetti a 30 anni di contributi. Si uniformerebbe a 30 la soglia di versamenti necessari per l’accesso all’Ape sociale per tutte le categorie di beneficiari.

Per i lavori gravosi verrebbe corretto anche il requisito della continuità in attività logoranti. Per accedere al beneficio, bisognerebbe aver lavorato per 7 degli ultimi 10 anni in una attività considerata come gravosa.

Altri ritocchi in arrivo?

Siamo nella fase decisiva come dicevamo e si continua a valutare l’ipotesi di allargare il campo ad altre attività oltre le 11 che comprendono tra le altre anche le maestre della scuola di infanzia, le badanti o in generale, i soggetti che prestano assistenza ad altri soggetti non autosufficienti, i camionisti gli edili e gli infermieri delle sale operatorie.

Si valuta l’ipotesi di estendere il beneficio di questa pensione a 63 anni anche a siderurgici, marittimi e lavoratori agricoli. Probabile che si possa aprire la porta anche agli stampatori a caldo, quelli che lavorano i prodotti fuoriusciti dagli altiforni. La materia però appare in costante aggiornamento, con il Governo che potrebbe creare una commissioni ad hoc, di carattere scientifico che valuti se e quali attività o mansioni possano venire considerate come buone in funzione della pensione anticipata con Ape sociale. Una estensione di platea che non potrebbe non essere considerata buona anche per quota 41, perché i lavori gravosi sono quelli che possono beneficiare anche dello scivolo per precoci senza limiti di età.

Infine, sembra prendere corpo l’idea di applicare i canonici scatti in aumento dell’aspettativa di vita con un meccanismo tutto nuovo. La base di calcolo che oggi è triennale e si basa sulla stima di vita pregressa della popolazione, diventerebbe a carattere bimestrale e si baserebbe sul biennio precedente, con una stima di vita diversa a seconda dell’attività svolta. Difficile infine che il Governo accetti la proposta dei sindacati che vorrebbero aperta la possibilità di ridurre i requisiti per le pensioni in caso di aspettativa di vita in calo e non in aumento. Un punto questo che si scontra fortemente con la pochezza delle casse Statali e che nel caso fosse accolto, minerebbe la sostenibilità del sistema come hanno già messo in chiaro Inps, Banca d’Italia, Ragioneria dello Stato e Corte dei Conti.

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